Giulio Regeni morto al Cairo: torturato, gettato in un fosso

Giulio Regeni sparito al Cairo. Farnesina: “Forse è morto”

IL CAIRO – E’ stato trovato morto Giulio Regeni, il 28enne italiano scomparso meno di due settimane fa al Cairo. Il cadavere è stato rinvenuto in un “fosso” alla periferia della capitale egiziana: lo riferisce una fonte informata nella capitale egiziana. Mentre il giornale egiziano Al Watan parla di “segni di tortura sul corpo”. Fonti ufficiali del ministero dell’Interno al Cairo si sono rifiutate di rilasciare dichiarazioni.

Il dato ancor più sconcertante sono quei “segni di tortura” rinvenuti sul corpo. A riferirlo è il sito di un giornale egiziano Al Watan che scrive: “Gli abitanti della zona Hazem Hassan della Città del 6 Ottobre (immenso quartiere all’estrema periferia del Cairo, ndr) hanno trovato oggi il corpo di un giovane uomo di 30 anni con tracce di tortura e ferite su tutto il corpo”. Il cadavere di Regeni, secondo un’altra fonte, è stato ritrovato proprio in quell’area.

La polizia ha constatato che “il corpo era senza documenti”, aggiunge il giornale. “Dopo aver esaminato il cadavere è emerso che questo corpo appartiene a un giovane uomo di 30 anni che era totalmente nudo nella parte inferiore con tracce di torture e di ferite su tutto il corpo”, riferisce Al Watan. Il corpo era stato “gettato accanto all’istituto Hazem Hassan sulla strada desertica del Cairo-Alessandria”. E’ stato chiamato il medico legale per i dovuti rilevamenti

Manca ancora il riconoscimento ufficiale ma la Farnesina non lascia spazio a vane speranze. In attesa di conferme da parte delle autorità egiziane, il ministro degli Affari Esteri Paolo Gentiloni ha espresso il profondo cordoglio personale e del governo ai familiari che si trovano in Egitto e che sono stati informati del tragico ritrovamento. Assistiti dall’ambasciatore, sono stati raggiunti dal ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi, che ha sospeso la sua visita in corso nella capitale egiziana. Il governo italiano ha richiesto alle autorità egiziane il massimo impegno per l’accertamento della verità e dello svolgimento dei fatti, anche con l’avvio immediato di un’indagine congiunta con la partecipazione di esperti italiani.

Finora non c’è nessuna ipotesi ufficiale sulla matrice del delitto di cui è rimasto vittima il giovane. Giulio Regeni, di Fiumicello, in provincia di Udine, era scomparso al Cairo la sera del 25 gennaio, lo stesso giorno in cui cadeva l’anniversario dello scoppio della rivolta a piazza Tahrir. Giulio era dottorando all’Università di Cambridge, dipartimento di Studi Politici Internazionali, ed era specializzato in conflitti e processi di democratizzazione. Viveva temporaneamente in Egitto per alcune ricerche: da settembre abitava in un appartamento del Cairo per scrivere una tesi sull’economia egiziana presso l’American University.

L’ultima volta che è stato visto vivo, Giulio stava salendo su una metropolitana: erano le 8 di sera (ora locale). La linea 2 alla stazione di Bohooth, diretta al quartiere di Bab Al Louq, nel governatorato del Cairo, che si può raggiungere con la stessa linea scendendo o alla fermata Sadat, a due passi da piazza Tahir, o a quella di Mohamed Naguib. Quel giorno nella capitale, e in tutto l’Egitto, si sono tenute diverse manifestazioni di protesta contro il regime di al-Sisi.

Per trovarlo è scattata una mobilitazione internazionale, anche sui social al rimorchio dell’hashtag #whereisgiulio. Lo hanno cercato ovunque persino in tutte le carceri del Paese, temendo/sperando in qualche errore dei servizi di sicurezza egiziani. Ma l’ipotesi è presto sfumata. Restava dunque in piedi l’ipotesi di un rapimento per estorsione: a sfondo economico, in caso di criminalità comune; o “politico”, qualora fossero entrati in azione estremisti islamici. Per non azzardare conclusioni affrettate, una fonte della sicurezza locale aveva sostenuto che la scomparsa sarebbe potuta essere legata a non meglio precisati “motivi personali”. Visto il luogo del ritrovamento del cadavere sarebbe stato verosimile, ma siamo nel campo delle possibilità, ipotizzare anche l’esito di una rapina andata male.

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Daniela Lauria