Le acque del golfo di Aden si fanno sempre più pericolose. Nell’ultima settimana gli attacchi dei pirati somali non si sono arrestati e, se la marina portoghese giovedì scorso è riuscita a sventare il dirottamento di un peschereccio locale a 220 chilometri da Port Bassasso, la stessa fortuna non è toccata alla greca Red Sea Spirit, battente bandiera panamense, catturata al largo della costa yemenita lo stesso giorno.
Dopo una momentanea tregua durante il periodo dei monsoni, infatti, i pirati hanno ricominciato a colpire e al momento avrebbero in ostaggio almeno tredici navi e duecento membri dei vari equipaggi. Il loro raggio d’azione, inoltre, si sarebbe esteso fino alle Seychelles.
Secondo i dati diffusi dall’ICC International Maritime Bureau’s Piracy Reporting Centre, dall’inizio dell’anno al 20 ottobre scorso, gli attacchi nel Golfo di Aden e lungo la costa orientale della Somalia sarebbero stati 174, per un totale di 35 navi dirottate e di 587 marinai presi in ostaggio. Un numero impressionante, nonostante le imbarcazioni che transitino ogni anno per quel tratto di mare – provenienti o dirette verso il canale di Suez – siano circa 20 mila.
Si fa preoccupante, intanto, la situazione della coppia inglese ostaggio dei pirati dal 23 ottobre scorso, quando catturarono il loro yatch – il Lynn Rival – nelle acque dell’Oceano Indiano.
In un video girato mercoledì scorso e trasmesso venerdì da Channel Four News, infatti, Paul e Rachel Chandler hanno dichiarato che i loro rapitori starebbero «perdendo la pazienza» e potrebbero ucciderli entro una settimana se il riscatto da 7 milioni di dollari che hanno chiesto non verrà pagato.
«Sono preoccupati perché finora non c’è stata nessuna reazione alle loro richieste di denaro – hanno dichiarato i due, circondati da uomini armati con le pistole puntate addosso – e noi temiamo possano perdere la pazienza e smettere di darci da mangiare se le cose continueranno così. Siamo sicuri che non esiterebbero a ucciderci se non gli arrivasse alcuna risposta entro la prossima settimana».
La coppia, di 59 e 55 anni, ha lanciato un appello al governo inglese perché intraprenda un negoziato con i pirati, ma da Londra un portavoce del Ministero degli Esteri avrebbe negato la possibilità che ai rapitori venga pagato il riscatto.