TOKYO – La situazione alla centrale nucleare di Fukushima è più che mai poco chiara. L’organizzazione ambientalista Greenpeace lancia l’allarme: il livello 7, quello di Chernoby, è già stata raggiunto. Ma le autorità, al solito, negano: “La situazione è stabile e ‘non peggiora, ma c’è ancora molto lavoro da fare”, ha detto il capo di gabinetto, Yukio Edano, nel corso della breve conferenza stampa del pomeriggio.
Edano ha aggiunto che si è in una fase in cui ”si impedisce il peggioramento” ed ”e’ difficile prevedere la fine della crisi” nella tormentata centrale. La radiottività, infatti, continua a frenare il lavoro degli uomini della Tepco, il gestore dell’impianto, e di tutti i tecnici coinvolti, inclusi quelli delle Forze di Autodifesa, le forze armate nipponiche, impegnati nella messa in sicurezza della struttura. Intanto, il premier Naoto Kan ha nominato Sumio Mabuchi, ex ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, come consigliere speciale per la gestione della delicata situazione alla centrale in collaborazione con Tepco.
Quanto ai livelli di iodio radioattivo nell’acqua di mare, l’Agenzia giapponese della sicurezza nucleare ha precisato che sono stati misurati dalla Tepco a circa 300 metri al largo del reattore 1 dell’impianto. “Se bevete 50 centilitri di acqua corrente con questa concentrazione di iodio, raggiungerete in un sol colpo il limite annuale che potete assorbire. E’ un livello relativamente elevato”, ha spiegato un portavoce dell’Agenzia.
Tra i controlli che vengono effettuati, ci sono quindi quelli sull’acqua di mare a 30 chilometri dalla centrale. Le autorità sono in ogni caso convinte che i dati mostreranno che non c’è motivo di preoccupazione per un’eventuale contaminazione del pesce.
Greenpeace: livello 7 come Cernobyl. Un nuovo studio commissionato da Greenpeace Germania a Helmut Hirsch, esperto di sicurezza nucleare, rivela che l’incidente alla centrale giapponese di Fukushima, avrebbe già rilasciato un tale livello di radioattività da essere classificato di livello 7, secondo l’International Nuclear Event Scale (INES). Lo studio di Hirsch, che si basa sui dati pubblicati dall’Agenzia Governativa Francese per la Protezione da Radiazioni (IRSN) e dall’Istituto Centrale di Meteorologia Austriaco (ZAMG), ha rilevato che la quantità totale di radionuclidi di iodio-131 e cesio-137, rilasciata a Fukushima tra 11 e il 13 marzo 2011, equivale al triplo del valore minimo per classificare un incidente come livello 7 nella scala INES. Il livello 7 è quello massimo di gravità per gli incidenti nucleari, raggiunto in precedenza solo durante l’incidente a Cernobyl del 1986. Greenpeace ha inviato in Giappone un gruppo di esperti che da oggi inizieranno a monitorare i livelli di contaminazione radioattiva intorno alla zona di evacuazione.
Mentre a Cernobyl l’incidente aveva coinvolto un solo reattore, a Fukushima, osserva Greepeace, ”si ha avuto rilascio di radioattività da quattro reattori. I reattori 1, 2 e 3 hanno subito perdita di liquido refrigerante che ha portato alla fusione del combustibile nucleare. La piscina del reattore 4, contenente combustibile nucleare esausto, ha perso liquido refrigerante fino a produrre un incendio che ha coinvolto il combustibile. Un’esplosione di idrogeno ha infine distrutto la struttura del reattore 4”.
”Sommando i rilasci di radiazione da tutti i reattori dell’impianto di Fukushima-daiichi, ovvio che si raggiunto il livello 7 nella scala INES. E’ probabile che la quantit totale di radiazione equivale al triplo del valore minimo per classificare un incidente come livello 7. Il rilascio di radioattivit, infatti, 100.000 TBq (TeraBequerel) per ogni reattore, dunque si tratta di tre incidenti di scala 7″ conclude Hirsch, l’esperto tedesco che ha redatto lo studio. Greenpeace si dice particolarmente preoccupata per gli effetti che la ricaduta radioattiva avra’ su un paese ad alta densita’ di popolazione come il Giappone.
La maggior parte della radioattività di Cernobyl ricaduta sulla Bielorussia, con una densità abitativa di 40 persone per chilometro quadrato. Il Giappone ha una densità media di 800 persone per chilometro quadrato. L’area metropolitana di Tokyo ha densità di oltre 1200 persone per chilometro quadro. ”Le implicazioni per la dose collettiva di radiazione sulla popolazione – conclude l’associazione – potrebbero essere enormi”.