L’alto numero di arresti compiuti dalla polizia britannica avrebbe il solo scopo di prelevare campioni di dna: in questo modo Scotland Yard può ampliare la banca dati che racchiude le informazioni sul codice genetico di moltissimi cittadini britannici entrati in contatto con la giustizia.
Lo denuncia un rapporto pubblicato oggi dalla Human Genetics Commission, consulente del governo britannico, che mette in guardia sull’eccessivo numero di campioni di dna di persone innocenti e incensurate trattenuti dalla polizia.
A creare ulteriore polemica è il dato che riguarda i neri britannici dai 18 ai 35 anni, che per due terzi del totale – dice il documento – hanno il proprio dna conservato negli “archivi” della polizia.
«È la norma – avrebbe detto un ex dirigente di polizia in pensione alla commissione, chiedendo l’anonimato – arrestare ogni qualvolta la polizia abbia il potere di farlo. Gli agenti sanno che apparentemente uno dei motivi di tale pratica è di ottenere un campione di dna».
I campioni di dna disponibili alle forze dell’ordine ammonterebbero a circa 5 milioni, rappresentando così la banca dati di dna più grossa al mondo, ma mancano linee guida che ne regolamentino l’uso.
Il governo ha detto qualche settimana fa che il campione di dna può infatti essere trattenuto fino a sei anni per la maggior parte di coloro che risultano innocenti, ma che può essere conservato più a lungo per gli accusati di terrorismo.
Si ribella l’associazione dei capi delle forze di polizia secondo cui, dice la Bbc citandoli, è «semplicemente sbagliato» sostenere che si arresti al solo scopo di prelevare campioni di dna. Solo lo scorso anno 17.614 casi sono stati risolti grazie alla comparazione del dna, tra cui 83 omicidi e 184 stupri.
