Ahmed Khalfan Ghailani, il primo detenuto di Guantanamo ad aver affrontato un processo civile, e’ stato assolto da quasi tutti i capi d’accusa a suo carico da parte della Corte federale di New York. In particolare non e’ stato ritenuto colpevole di essere l’esecutore materiale degli attentati contro le ambasciate americane in Kenya e in Tanzania dell’agosto 1998 che uccisero 224 persone. Una sentenza choc che certamente fara’ discutere gli Stati Uniti e suona come una condanna senza appello nei confronti della politica anti-terrorismo assunta dall’amministrazione di George W. Bush.
Accusato di essere un militante di Al Qaida, questo cittadino della Tanzania, nato a Zanzibar 36 anni fa, e’ stato il primo presunto terrorista, richiuso per anni nella prigione della base militare americana di Guantanamo, a Cuba, ad aver avuto la possibilita’ di essere giudicato da un Tribunale civile. Una scelta fortemente voluta dall’attuale amministrazione americana, impegnata a voltare pagina rispetto al passato, rilanciando l’immagine di un Paese che combatte i suoi nemici con la forza del diritto e della legalita’. Appena eletto, lo stesso presidente Barack Obama assunse l’impegno di chiudere Guantanamo entro l’anno.
Una promessa che pero’, malgrado grandissimi sforzi, la Casa Bianca non e’ riuscita a mantenere. Ma il processo, ad almeno uno di questi presunti terroristi, questo Obama e’ riuscito a ottenerlo: ”Processando Ahmed Ghailani in una corte federale – aveva detto l’anno scorso il ministro della Giustizia, Eric Holder – faremo in modo che spieghi finalmente quale e’ stato il suo ruolo negli attacchi contro le nostre ambasciate in Tanzania e in Kenya”.
Ghailani, che si e’ sempre proclamato innocente e si e’ scusato con le vittime. Era accusato di avere acquistato materiale esplosivo, sapendo che sarebbe stato usato per i due attentati. In effetti l’imputato ha riconosciuto di avere fornito il materiali ai terroristi, ma sostiene che ignorava le loro intenzioni, pur avendo ammesso incontri con leader di Al Qaida come Osama bin Laden e Khalid Shaikh Mohammed. I giudici gli hanno creduto e hanno fatto cadere 285 dei 286 capi d’accusa a suo carico. Lo hanno trovato colpevole solo di avere cospirato per distruggere beni di proprieta’ degli Stati Uniti. Per questo unico reato, rischia comunque tra un minimo di 20 anni di carcere all’ergastolo.