ROMA – ''La struttura e l'organizzazione della Curia romana cerca di ingannarci, di nascondere il fatto-chiave: che il Vaticano nel suo nocciolo è restato ancora oggi una Corte al cui vertice siede ancora un regnante assoluto, con costumi e riti medievali, barocchi e a volte moderni e tradizioni cristallizzate. E quanto più ti avvicini al principe regnante salendo nella carriera ecclesiastica, tanto più non conta la tua competenza, bensì che tu abbia un carattere duttile con una capacità di adattarsi ai voleri del regnante''. Così il teologo Hans Kung, intervistato da Repubblica.
Per Kung esiste un legame tra Vatileaks, Ior e lefebvriani. ''Gli scandali relativi alle fughe di notizie, le questioni che hanno investito la banca Ior e anche l'intenzione apparente del Papa di andare alla riconciliazione con la confraternita dei fratelli di San Pio X – gli ultraconservatori epigoni di monsignor Lefebvre – non sono casi isolati e sono sintomi della crisi di un sistema intero nel suo complesso'', afferma.
Sullo sfondo c'è un problema personale per Benedetto XVI. ''Egli dedica ore e ogni giorno alla scrittura di libri, anziché governare la Chiesa'', sostiene Kung. ''E nei ranghi della Curia è diffusa l'opinione che egli non governa''.
Per il teologo ''bisogna chiedere quello che fu chiesto al Cremlino: prima la glasnost, la trasparenza, e poi la perestrojka, la ricostruzione''. ''Piuttosto che riconciliarsi con quella confraternita ultraconservatrice, antidemocratica e antisemita – aggiunge – il Papa dovrebbe preoccuparsi della maggioranza dei cattolici che è pronta per le riforme, e della riconciliazione con tutte le chiese riformate e con tutto l'ambito ecumenico. Così unirebbe anziché dividere''.