ROMA – In un’intervista al Corriere della Sera Seyed Mohammad Ali Hossaini, ambasciatore iraniano a Roma, spiega le ragioni di Teheran e la sua corsa al nucleare, il rapporto con Israele e le recentissime tensioni con l’Agenzia internazionale per l’energia atomica.
“Gli israeliani non potranno mai colpire i siti nucleari iraniani come hanno fatto in passato bombardando in Iraq e più di recente in Siria. Sono troppo deboli, non possono agire da soli e gli americani sembrano riluttanti a compiere azioni simili. E comunque la nostra risposta sarebbe devastante. Non a caso (il presidente israeliano, ndr.) Shimon Peres, che in un primo tempo aveva alzato il tono delle minacce, negli ultimi giorni in un’intervista alla Cnn ha poi moderato i suoi toni”, ha detto.
E ancora: “I nostri rapporti con la Iaea sono sempre stati cristallini. Abbiamo sempre premesso le loro ispezioni anche senza preavviso. Per venti volte le loro relazioni avevano ribadito di non vedere alcuna deviazione nel nostro programma. Negli ultimi quattro anno la collaborazione è stata molto stretta. C’era l’intesa che presto il nostro programma nucleare sarebbe tornato ad un binario normale. Ora purtroppo le pressioni americane e israeliane hanno prodotto presunti studi che vorrebbero penalizzarci. Dico presunti poiché in effetti non mostrano prove concrete e infatti i documenti della Iaea sono infarciti di dubitativi, di “è possibile” e “forse”, senza presentare alcun fatto concreto. Tutto ciò è fazioso, pretestuoso. Ecco perché il nostro parlamento ha deciso ultimamente di modificare il rapporto di collaborazione con l’agenzia internazionale”.
