TEHERAN, 3 FEB – L'Iran ''non indietreggia'' nel suo programma nucleare nonostante le sanzioni dell'Occidente e le minacce di attacco militare che giungono da Usa e Israele. A ribadire la linea dura e' la Guida Suprema Ali Khamenei, nella occasione solenne del primo sermone ufficiale del venerdi' delle celebrazioni per il 33/o anniversario della Rivoluzione islamica.
E lo fa di fronte non solo alle migliaia di fedeli osannanti raccolti nell'universita' di Teheran, ma anche alle piu' alte autorita' del Paese, compreso il suo ex alleato, il presidente Mahmoud Ahamadinejad.
Fustiga i costumi che stanno penetrando nella Repubblica Islamica, il successore dell'Imam Khomeini denuncia ''il materialismo'' e ''il consumismo'', ''la ricerca del lusso e l'accUmulazione delle ricchezze'', e ammonisce le autorita' a dare per prime l'esempio. Invita alla ''purificazione delle anime'' prima di ogni altro scopo dell'educazione, riconosce che non e' stato ancora raggiunto l'obiettivo della ''giustizia sociale'' e invita tutti a votare alle parlamentari del 2 marzo per sostenere le istituzioni repubblicane.
Ma dopo aver ricordato l'ultimo scienziato nucleare ucciso in un attentato, ritrova i toni piu' militanti per assicurare che l'Iran ''non indietreggera''' sul nucleare, che le sanzioni sono state l'origine dei grandi progressi dell'industria nazionale e tali continueranno ad essere. Quanto agli Usa che avvertono che ''tutte le opzioni restano ancora sul tavolo'', compresa quella militare, questo sara' controproducente proprio per loro, perché le minacce di Washington mostrano la sua ''debolezza'' nell'affrontare il dialogo.
"Gli Stati Uniti non hanno niente da dire – accusa – non hanno nessun'altra logica se non la forza". E l'Iran da parte sua, avverte, ha la proprie minacce con cui rispondere, e che esercitera' al momento opportuno.
Nessun passo indietro anche sul fronte della politica estera. L'Iran vuole ''liberare Gerusalemme e le terre palestinesi'', torna a proclamare, e continuera' a sostenere Hezbollah in Libano e Hamas e la Jihad islamica a Gaza, contro il ''regime sionista, un tumore da estirpare''.
E questo non per esportare la rivoluzione sciita iraniana, precisa, ma per difendere tutta la ''Umma'' islamica e favorirne il risveglio iniziato con le rivolte arabe. E' dunque una ''menzogna'' quella dei governanti del Bahrein che accusano l'Iran di interferire nelle rivolte tra la popolazione a maggioranza sciita, perché ''se l'avessimo fatto la situazione sarebbe ben diversa", come dimostra quanto accaduto nella guerra dei 33 giorni contro Israele in Libano nel 2006.
