L’opposizione è tornata lunedì a manifestare nelle piazze di Teheran, ma le forze di sicurezza hanno reagito con l’uso di manganelli e lacrimogeni e sparando in aria per disperdere la folla. Secondo alcuni testimoni vi sono stati feriti e arresti, ma il bilancio è incerto.
La polizia aveva avvertito nei giorni scorsi che avrebbe agito “con severità” contro eventuali raduni considerati “illegali” per la “Giornata dello studente”, in cui, ogni 7 dicembre, si ricordano con iniziative ufficiali tre studenti uccisi nel 1953 in incidenti scoppiati durante una visita a Teheran dell’allora vice presidente Usa Richard Nixon.
Dalle prime ore di lunedì un massiccio schieramento di agenti in uniforme e in borghese, appoggiati da miliziani islamici Basiji, ha infatti stretto d’assedio l’area dell’università principale e diversi altri punti del centro di Teheran. Fin dalla mattinata gruppi di manifestanti hanno comunque cercato di radunarsi nelle principali piazze attorno all’università, mentre dall’interno dell’ateneo, secondo quanto riferito da testimoni, giungevano grida come “Allah Akbar” (Dio è grande), slogan anti-governativi ed erano segnalati momenti di forte tensione fra gli studenti dell’opposizione e quelli aderenti ai Basiji.
I collegamenti Internet con i siti dell’opposizione sono stati bloccati o resi molto difficoltosi, mentre la rete dei telefoni cellulari è stata interrotta in alcune aree della città durante gli scontri. Ai giornalisti stranieri era stato vietato di uscire dai loro uffici per andare a vedere quello che succedeva e quindi hanno dovuto fare affidamento soltanto su testimonianze di persone presenti.
L’atmosfera di tensione stava aumentando già da alcune settimane, con gli arresti, resi noti da siti riformisti, di alcuni leader studenteschi. Domenica uno dei capi dell’opposizione, l’ex candidato moderato alle presidenziali del giugno scorso, Mir Hossein Mussavi, aveva affermato che il movimento di protesta non era finito, nonostante la repressione.
La situazione è tornata gradualmente alla calma alla fine della mattinata, ma le tensioni sono riesplose verso l’imbrunire, quando molte migliaia di oppositori si sono radunati nuovamente sulla Piazza Enghelab e, al grido di “Morte al dittatore”, hanno cercato di dirigersi verso l’università per unirsi agli studenti. La polizia è intervenuta in forze e molti manifestanti, tra i quali erano in gran numero le donne, si sono dispersi nelle vie adiacenti, inseguiti dagli agenti, mentre cassonetti di immondizia venivano dati alle fiamme.
Gli agenti, hanno riferito testimoni, hanno anche sparato in aria. La televisione di Stato iraniana in inglese PressTv ha ammesso che l’opposizione ha cercato di dar vita a proteste contro il governo, ma ha aggiunto che tali sforzi sono stati “vanificati dalla presenza di forze anti-sommossa”. “Anche se ridurrete al silenzio tutti gli studenti – ha detto Mussavi in un nuovo messaggio diffuso lunedì – cosa farete con la realtà della società?”. Mentre un grande ayatollah vicino ai conservatori, Nasser Makarem Shirazi, ha invocato una “tregua” e colloqui tra le parti per “uscire dall’attuale situazione”.
