ROMA – Rivali lo erano in vita e rivali lo sono ancora adesso, a decenni di distanza dalla morte: John e Bob Kennedy, fratelli complici nella vita pubblica, spesso in contrasto in quella privata. Oggi al centro della contesa ci sono le carte e le memorie dei Kennedy. Una questione di orgoglio ma forse anche di soldi. Quando John Kennedy morì, nel 1963, tutti i sioi documenti vennero trasferiti nella Presidential Library&Museum di Columbia Point, Boston. Una struttura destinata a diventare una sorta di mausoleo di famiglia, con i cimeli di ogni membro che si fosse distinto sulla scena pubblica.
Ma non c’è Bob, semplicemente non c’è uno spazio dedicato al Kennedy più noto dopo John, e non solo per quel gossip su una storia condivisa con Marilyn Monroe. Eppure Bob era stato ministro della Giustizia durante la presidenza del fratello, colui che organizzò la campagna sui diritti civili dei neri e che disinnescò la tensione sui missili a Cuba. Fu anche il vero braccio destro di John, impegnato a gestire in prima persona la campagna senatoriale prima e quella presidenziale poi. Vinte entrambe.
Ora il figlio Joseph reclama uno spazio alla Presidential Library, ma su questo punto si trova in contrasto con la mamma Ethel, vedova di Bob. Il sospetto è che la signora, ora che ha deciso di rendere pubblico il contenuto di 63 scatole di documenti del marito, voglia in realtà ricavarci qualche dollaro. Ethel avrebbe già contattato la casa d’aste Sotheby’s per valutare il contenuto. E magari vendere qualche pezzo storico.