Violenti scontri inter-etnici tra kirghizi e uzbeki sono avvenuti nella notte a Osh, nel sud del Kirghizistan, roccaforte del deposto presidente Kurmanbek Bakiev.
Almeno 37 persone sono morte e più di 400 sono rimaste ferite. Lo ha annunciato il ministero della Salute kirghizo, aggiungendo che molti dei feriti sono colpiti da armi da fuoco.
A causa del riaccendersi delle tensioni etniche il governo provvisorio del Paese ha decretato da venerdì 11 fino al 20 giugno lo stato di emergenza e il coprifuoco nella regione, dove in passato erano avvenuti duri scontri anche tra i sostenitori dell’ex presidente Kurmanbek Bakyev (rifugiatosi da tempo in Bielorussia) e i fautori del nuovo corso.
Al momento, secondo le agenzie russe Interfax, Itar-Tass e Ria Novosti, centinaia di persone sia kirghize che uzbeke stanno affluendo dai villaggi nei quartieri del centro, dove si sentono molti spari.
Dalla capitale uzbeka Tashkent, dove è in corso un vertice di sei Paesi (Russia, Cina, Kazakhstan, Uzbekistan Tagikistan e Kirghizistan) la premier a interim kirghiza Rosa Otunbayeva ha definito gli scontri un “conlitto etnico fra i gruppi kirghizi e uzbeki”.
Immediato è giunto anche l’appello del segretario Generale dell’Onu Ban Ki Moon, che ha lanciato un appello alla calma e al dialogo. “Tutte le parti devono dimostrare la massima moderazione per evitare la perdita di altre vite – si legge in una nota diffusa oggi al Palazzo di Vetro”. Ban “ribadisce la necessità di rispettare lo stato di diritto e di risolvere i problemi in maniera pacifica attraverso il dialogo”. La nota prosegue esortando “il governo provvisorio a prestare particolare attenzione alle relazioni tra le etnie, adottando misure per assicurare la coesistenza pacifica di tutti i cittadini del Paese”.
Intanto la Russia ha fatto sapere di essere pronta a dare il suo contributo al Kirghizistan: in particolare Mosca si è offerta di fornire l’assistenza medica alle vittime degli scontri nella regione di Osh.
L’aiuto della Federazione russa consisterà anche nell’invio di medicinali. Sono già state consegnate più di 40 tonnellate di forniture mediche.
