DUBAI – Seconda mozione di sfiducia da affrontare in meno di sei mesi per il primo ministro del Kuwait che il 23 giugno sarà giudicato per le dubbie relazioni tra l'emirato petrolifero e l'Iran ai danni dei paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo (Ccg) di cui è stato membro.
Dopo ore di dibattito a porte chiuse, la richiesta per il voto di sfiducia nei confronti dello sceicco Nasser Al Sabah, in carica con diversi governi da cinque anni, e' stata presentata ieri sera da 10 deputati dell'opposizione.
Le relazione tra Kuwait ed Iran sono state particolarmente tese negli ultimi mesi, soprattutto dopo lo smantellamento di una rete di spie persiane nell'emirato – che Teheran ha sempre negato – e la condanna a morte pronunciata per due di esse.
Nonostante questo, l'opposizione kuwaitiana rimprovera al premier una politica conciliatoria con l'Iran, dimostrata soprattutto durante la crisi in Bahrein quando non ha inviato truppe, come hanno fatto Arabia Saudita e Emirati Arabi, per aiutare il governo a sedare i disordini. Il Bahrein, governato da una famiglia reale sunnita e' a larga maggioranza sciita, cosi' come l'Iran, ed in molti, dietro la sollevazione di Manama a febbraio per una maggiore democratizzazione del paese e per minori discriminazioni nei confronti degli sciiti hanno visto la mano di Teheran.
Per passare, la mozione di sfiducia dovra' ottenere almeno 25 voti (su 50 membri che compongono l'Assemblea Nazionale). Se passasse, spetterebbe all'emiro decidere se sciogliere il parlamento ed andare alle elezioni o se sostituire il premier.