La censura cinese ha costretto anche la Apple a bandire il Dalai Lama sulle applicazioni dell’iPhone. Dopo Google e Yahoo anche Steve Jobs, paladino del politically correct, quindi ha ceduto alle pressioni politiche bloccando l’accesso a cinque programmi relativi al leader spirituale tibetano.
China Unicom che da due mesi distribuisce nel Paese asiatico i prestigiosi modelli iPhone del gruppo ha fatto sapere di “attenersi alle leggi locali” scatenando le proteste delle organizzazioni umanitarie. Anche un’altra applicazione dedicata a Rebiya Kadeer, leader degli uiguri, un’altra minoranza invisa alle autorità cinesi, non compare nell’App Store cinese.
In pratica, se si digita in Cina il nome Dalai non succede nulla, diversamente che in ogni altra parte del mondo.
La scoperta della censura ha fatto andare su tutte le furie Reporter senza Frontiere, Rsf, che ha chiesto spiegazioni al colosso dell’informatica Usa: “Gli abbonati dell’iPhone in Cina – si legge in una nota – hanno il diritto di sapere a che cosa non hanno accesso libero. L’azienda americana si unisce al club delle imprese che applicano la censura nel Paese: una grande delusione da parte di un gruppo che ha basato la sua campagna pubblicitaria sul “Think Different” (pensa differentemente) e che si ritiene creativa”.