
ROMA – La bimba ariana perfetta era ebrea. La foto di Hessy Taft che beffò i nazisti. Per qualche tempo, tempi oscuri e violenti, quella di una bellissima bambina di 6 mesi fu una delle immagini più viste di Germania. La sua fotografia comparve sulla copertina di Sonne ins Haus, la più popolare delle riviste tedesche per famiglie in epoca nazista, fu consegnata a tutti i soldati del Reich: doveva mostrare la superiorità della razza ariana, il modello insuperabile di purezza cui ogni altra diversa e inferiore connotazione fisica andava sacrificata nel folle progetto di Hitler portato avanti da Goebbels.
La bambina, oggi una ottantenne docente di medicina a New York, si chiamava allora Hessy Levinson (oggi Taft), era figlia di due cantanti d’opera lettoni che da Riga si trasferirono a Berlino nel 1928 con il sogno di cantare in Germania. I Levinson erano ebrei, ancora inconsapevoli della tragedia che si annunciava. Presero una fotografia della bambina presso uno dei migliori fotografi di Berlino (Hans Ballin) per l’innocente urgenza di conservarne un ricordo preciso e ben fatto.
Quando la fotografia prese a circolare in milioni di copie al signor Levinson era già stato vietato, in quanto ebreo, di cantare e si arrangiava pulendo le stalle dei maiali. Temendo i delatori rinchiusero in casa la figlia per qualche mese: successivamente la loro storia si confuse con milioni di altre storie di fuga ed esilio. Hessi, che si rifece una vita a New York, è stata rintracciata dalla Bild e solo oggi comprendiamo il senso e la portata di quella beffa che aggiunge il ridicolo alla crudeltà di una stagione infernale della vicenda europea.
Oggi ci rido sopra, ma se i nazisti avessero scoperto allora chi veramente ero io, bimba perfetta di sei mesi ma ebrea e non già ariana, oggi non sarei viva, non sarei qui a raccontarvi la mia storia.