SAN FRANCISCO – Chiunque arriva a San Francisco, la città più fricchettona d’America, dà per scontato di vedere cose un poco stravaganti, come dire, se le aspetta. Ė vero che concetto di stravagante non è lo stesso per ognuno di noi, e devo dire che io, forgiato da anni passati a Los Angeles, mi consideravo pronto a tutto. O quasi…
La storia è questa: tempo fa vado a trovare un mio vecchio amico che vive a San Francisco, e questi mi porta in giro per la città fino ad arrivare al ‘mitico’ quartiere Castro, cuore della comunità gay, very alternative. In genere non si vedono molti turisti lassù, se ne stanno spalmati quasi tutti nella zona fra downtown, il lungomare e Chinatown. Ma io mica ero un turista normale, ormai californiano sono, e mi sarei presto trasferito in città. A Castro il consumo di “fumo” è praticamente obbligatorio, ma non è stata questa la sorpresa e non è questa la notizia.
Il mio amico mi spiega che in città si rischia al massimo una multa, ma devi proprio andare a sbuffare in faccia ai poliziotti. Non è che la cosa mi abbia sconvolto, dato che tutta la California va verso la legalizzazione più o meno mascherata (da certificato medico). Allora la notizia sono gli homeless? Il numero di “barboni” è certamente notevole, da record. Ma anche questo non mi ha sorpreso più di tanto. Sapevo che poche città al mondo offrono servizi sociali come questa (La ricerca della felicità di Muccino con Will Smith è ambientato qui), e sapevo che anni fa il sindaco Giuliani aveva offerto a tutti gli homeless di New York un bel biglietto di sola andata per San Francisco.
Accettarono praticamente tutti, visto che l’alternativa erano le maniere forti. E poi volete mettere l’inverno californiano con quello di Manhattan? Insomma mi sentivo pronto a tutto, quando vedo un signore distinto, sulla sessantina almeno, con barbetta bianca, che legge il suo bel libro su una panchina al sole. Completamente nudo. Chiedo al mio amico: “E quello..?” Lui mi fa: “Sai, non è proibito andare in giro nudi a San Francisco, ne vedrai altri, non ti preoccupare.” E chi si preoccupa, ma non faceva proprio caldo.
Lui mi spiega che è anche un modo di riaffermare i diritti civili ottenuti nelle battaglie sostenute (dagli omosessuali) nei decenni scorsi: “rivendicano il diritto ad andare in giro nudi.” Ammetto di non aver capito bene il nesso, ma mi sono adeguato. In questi mesi ne ho visti altri, non molti, tutti maschi. In fondo sono il simbolo della mentalità rilassata, molto vivi e lascia vivere della città. Quello che mi tormenta è che non saprò mai che libro stava leggendo il tale….