ROMA – E’ durato cinque giorni l’incubo di Modesto Di Girolamo e della sua famiglia. L’ingegnere della Borini & Prono, sequestrato lunedì 28 maggio a Ilorin, in Nigeria, è stato liberato oggi 1 giugno. Ad annunciare la liberazione è stato il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, esprimendo la sua ”grande soddisfazione” per l’esito positivo della vicenda.
Una gioia incontenibile è esplosa a Rocca di Cambio, nell’aquilano, dove vive la famiglia di Di Girolamo: ”Ho il cuore che mi batte all’impazzata, non riesco nemmeno a parlare. Sia lodato Gesù Cristo che ci ha fatto questa grazia, finché non parlo con mio marito non riesco a crederci”, ha commentato la moglie all’Ansa.
Il titolare della Farnesina ha sottolineato ”la massima collaborazione” da parte delle autorità nigeriane, con cui era in costante contatto. Nei colloqui telefonici con il suo collega nigeriano Olugbense Ashiru e con il vice presidente Namadi Sambo, Terzi aveva ribadito più volte ”la priorità assoluta” per il governo italiano della ”garanzia della sicurezza e della vita del nostro ostaggio” e ”la fortissima posizione dell’Italia sull’esclusione dell’uso della forza” per tentare di liberarlo.
E’ ancora recente infatti il dolore per la morte dell’altro ingegnere italiano rapito in Nigeria, Franco Lamolinara, ucciso dai suoi sequestratori l’8 marzo scorso durante un blitz delle teste di cuoio nigeriane coadiuvate da forze britanniche nel tentativo di liberare lui e il suo collega Chris McManus dalle mani dei terroristi di Boko Haram. Nell’annunciare la liberazione di Di Girolamo, il ministro ha anche sottolineato ”l’intensa attività” di tutti gli apparati dello Stato coinvolti a cominciare dall’Unità di crisi della Farnesina, che ha tenuto i contatti anche con la famiglia fino a comunicarle stasera la bella notizia.
Della liberazione, così come del sequestro, non si conoscono al momento molti dettagli. La notizia del rapimento era stata diffusa giovedì 31 maggio: il sequestro sarebbe avvenuto nel pomeriggio di lunedì 28 sulla Bishop Road di Ilorin, la capitale dello Stato occidentale del Kwara, dove stava monitorando un sistema di drenaggio per strade per conto della società piemontese Borini & Prono. L’azienda per la quale il 70enne ingegnere lavora si era già mobilitata inviando in Nigeria uno dei suoi e dicendosi anche pronta a pagare un eventuale riscatto. Dai rapitori però non sarebbe giunta nessuna rivendicazione, né una richiesta di riscatto.
Dopo la liberazione di Di Girolamo, altri due connazionali all’estero restano ostaggio dei loro sequestratori: Rossella Urru, la cooperante sarda rapita lo scorso ottobre da Aqmi, il braccio nordafricano di Al Qaida, nel sud dell’Algeria, e Giovanni Lo Porto, anche lui operatore umanitario sequestrato in Pakistan lo scorso 19 gennaio con un collega tedesco.