TRIPOLI -Polemiche e figuracce dopo la missione fallita delle SAS, i servizi segreti inglesi. Otto membri delle SAS sonon infatti rientrate in patria a bordo di una nave della Marina britannica dopo essere stati liberati dalle forze ribelli. Secondo voci non confermate facevano parte della missione anche due funzionari dei servizi segreti di MI6.
Il team britannico era stato arrestato quando il loro elicottero era atterrato a Bengasi giovedí senza avere ottenuto il permesso dei comandanti dei ribelli, e armi, esplosivi, cartine e passaporti falsi erano stati trovati a bordo. I ribelli li avevano presi per mercenari e li avevano arrestati.
Ad aumentare l’imbarazzo della cattura, la telefonata dell’ambasciatore britannico in Libia, Richard Northern, a uno dei capi dei ribelli per “chiarire il malinteso” e chiedere il rilascio dei prigionieri era stata registrata e trasmessa dalla televisione di Stato libica.
Oltre al danno per la reputazione delle forze speciali britanniche per una missione segreta fallita in modo cosí spettacolare per una serie di banali errori, l’episodio rischia di danneggiare la Gran Bretagna.
Si teme infatti che il colonnello Gheddafi possa usare l’intervento delle SAS come una prova che la ribellione al suo regime non è spontanea e “indigena”, ma fomentata e finanziata da forze esterne e Governi stranieri che vogliono impadronirsi del petrolio libico.
Domenica il primo ministro David Cameron ha ribadito la posizione della Gran Bretagna che Gheddafi deve farsi da parte al piú presto per permettere la transizione a un Governo democratico in Libia. “E’ ora che Gheddafi se ne vada”, ha detto il premier.