Libia. alla tv di Stato parla Saif Gheddafi: “Vittime di un complotto internazionale. Lotteremo a oltranza”

TRIPOLI – “Muammar Gheddafi sta guidando la lotta a Tripoli e vinceremo”: è questo il passaggio centrale del discorso in tv con cui la notte scorsa il figlio secondogenito del leader libico si è rivolto alla nazione, nel pieno della rivolta anti-regime.

Nell’intervento di 40 minuti, Saif Al Islam non ha nascosto che il Paese è sull’orlo della guerra civile ma ha assicurato che il padre è rimato in Libia e “non è un leader come Ben Ali o Mubarak”, fuggiti perché detestati in patria. Poi ha messo in guardia dal rischio che il Paese nordafricano perda il suo benessere, garantito dal petrolio, e precipiti in una guerra per bande che lo renderebbe di nuovo preda del colonialismo occidentale.

Saif al Islam (in arabo, spada dell’Islam) ha ammesso che le forze di sicurezza hanno commesso “errori” nell’intervento contro i manifestanti perché’ non addestrate a questo genere di interventi. Però ha assicurato che il regime non cederà ai “teppisti”: “Combatteremo fino all’ultimo, fino all’ultima pallottola”, ha avvertito annunciando per oggi una riunione del Parlamento per varare un “chiaro” programma di riforme e un aumento dei salari.

“Dovremo definire una costituzione per il Paese”, ha promesso Saif. “La Libia è a un bivio”, ha aggiunto, “se non arriveremo a un accordo sulle riforme scorreranno fiumi di sangue”. Il 38enne figlio di Gheddafi ha avvertito che il Paese precipiterà  in una situazione “piu’ grave di quella dell’Iraq” se prosegue la violenza. E ha denunciato il ruolo di “elementi stranieri” nel Paese, di un piano per stabilire un “emirato islamico” in Libia. Esiste “un complotto” a cui partecipano anche “fratelli arabi” ed “esuli all’estero” che manovrano i manifestanti standosene comodamente “seduti a Londra o Manchester”.

Saif al-Islam, che ha due lauree all’estero, prima della rivolta era considerato da molti analisti come il probabile successore del padre, anche perché è il volto più presentabile del regime e come l’unico elemento davvero riformista. Non ha incarichi di governo ma guida un’importante Ong, l’unica riconosciuta alla Libia, la Fondazione Caritatevole Gheddafi per lo Sviluppo, che oltre a svolgere attività sociali in patria si è occupata di molte grane internazionali di Tripoli. Anche nel mondo dell’informazione, Saif ha cercato di portare una ventata di novità con il suo Al Ghad Media Group, che controlla tre tv e due giornali, Oea e Qurina, talvolta critici con la classe dirigente libica.

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Lorenzo Briotti