ROMA – Allerta al massimo livello dei servizi segreti dall’inizio dell’intervento militare in Libia per prevenire possibili azioni terroristiche contro l’Italia, ma finora non sono arrivate segnalazioni attendibili su minacce specifiche. E’ quanto avrebbe detto il direttore del Dis Gianni De Gennaro, ascoltato oggi in audizione per circa un’ora dal Copasir, dove ha fornito un’informativa di aggiornamento sulla situazione della Libia e degli altri Paesi del Nordafrica.
Lo scambio di informazioni con l’intelligence degli altri paesi è stato intensificato, il Comitato di analisi strategica antiterrorismo (Casa) – formato da 007 e forze di polizia – è riunito in permanenza al Viminale per valutare con attenzione possibili minacce alla sicurezza nazionale e decidere gli interventi di prevenzione.
Per ora, avrebbe comunicato De Gennaro, non ci sono stati segnali seri. Ma, naturalmente, la situazione è molto fluida e l’evoluzione dello scenario in Libia è seguito molto attentamente per i riflessi che può avere sull’Italia che, facendo parte della coalizione militare, è entrata nel campo dei nemici di Gheddafi.
Gli sviluppi sono imprevedibili e potrebbero essere preoccupanti. Gli agenti segreti italiani avevano contatti consolidati con i loro colleghi libici, visti gli enormi interessi economici dell’Italia nel Paese nordafricano.
L’intervento militare ha però cambiato le cose. Rapporti sono stati comunque instaurati anche con gli insorti della Cirenaica. Il cui fronte, tuttavia, è frastagliato, con zone d’ombra. Vengono poi monitorati i sostenitori del rais presenti nel paese, così come gli ambienti del fondamentalismo islamico che potrebbero attivarsi.
Seguita attentamente anche la vicenda del rimorchiatore Asso 22, con otto italiani a bordo, sequestrato circa dieci giorni fa mentre era in acque libiche e condotto nel porto di Tripoli. Controlli rafforzati, inoltre, sui massicci flussi di clandestini che stanno approdando sulle coste italiane, tra i quali potrebbero infiltrarsi, oltre a criminali evasi dalle prigioni tunisine, anche militanti di Al Qaida nel Maghreb, network terroristico molto attivo nell’area.