ROMA – Finmeccanica sta rimpatriando i propri dipendenti italiani dalla Libia. Lo confermano fonti vicine all’azienda, precisando che si tratta di poche persone, meno di dieci, e che stanno rientrando in queste ore in Italia.
I lavoratori italiani di Finmeccanica impegnati in Libia lavorano tutti nell’insediamento di Abu Aisha, 60 chilometri a sud di Tripoli, dove opera la joint venture tra Agusta Westland e Liatec (Libyan Italian Advanced Technology Company). I libici sono azionisti di Finmeccanica attraverso Lybian Investment Authority che detiene una quota del 2,01%.
Anche Eni ha deciso di rimpatriare sia i familiari dei dipendenti dell’Eni dalla Libia, come già previsto a seguito della chiusura anticipata delle strutture scolastiche nel Paese, sia i dipendenti non strettamente operativi del gruppo petrolifero. Lo comunica l’Eni. ”In questo momento – dice una nota – Eni non ravvisa alcun problema agli impianti e alle strutture operative. Le attività proseguono nella norma senza conseguenze sulla produzione. Eni, tuttavia, sta provvedendo a rafforzare ulteriormente le misure di sicurezza a tutela di persone e impianti”.
L’azienda britannica Bp e la norvegese Statoil hanno iniziato l’evacuazione del personale dalla Libia. Il gigante Bp completerà l’operazione entro le prossime 48 ore, mentre la gran parte del personale della Stateoil ha già lasciato il Paese.
Royal Dutch Shell ha annunciato di aver evacuato temporaneamente le famiglie dei propri dipendenti espatriati in Libia. Lo riferisce l’agenzia Bloomberg. ”Continuiamo a monitorare molto da vicino la situazione nel Paese”, afferma un portavoce della compagnia petrolifera.
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