Libia, ora si teme la fuga dei migranti verso l’Italia

ROMA, 22 AGO – C’è anche quella dei migranti tra le incognite del dopo-Gheddafi. ”Siamo preoccupati – ha detto il sottosegretario agli Esteri, Alfredo Mantica – per il fatto che l’attuale instabilità possa portare cittadini non libici, soprattutto subsahariani finora sfruttati dal regime di Gheddafi, a fuggire e a tentare di raggiungere l’Europa”.

Intanto, una nave noleggiata dall’Oim (Organizzazione internazionale per le migrazioni) è sulla rotta per Tripoli per evacuare 300 immigrati dalla capitale libica. Il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, lo ha ribadito nella tradizionale conferenza stampa di Ferragosto. ”Se non si ferma la guerra in Libia, non potremo tenere sotto controllo gli sbarchi”.

I leader del Consiglio nazionale di transizione hanno assicurato collaborazione nel contrasto alle partenze dei barconi di disperati verso l’Italia. Ma in questa concitata fase che sta portando alla caduta del rais non ci sono certezze riguardo al destino delle centinaia di migliaia di immigrati africani che lavoravano in Libia prima della rivolta.

Mantica ha spiegato che ”il primo dovere dell’Italia sarà quello di aggiornare la parte che riguarda i flussi migratori” del Trattato di amicizia italo-libico, non appena la situazione in Libia si sarà stabilizzata. In particolare, ha aggiunto, ”chiederemo di più sull’istituzione di campi profughi che abbiano gli standard dell’Onu e una presenza piu’ attiva delle organizzazioni umanitarie”.

Padre Moses Zerai, sacerdote eritreo, presidente dell’Agenzia Habeshia per la Cooperazione allo Sviluppo, che conosce bene la situazione in Libia, si è detto certo che ”un flusso di profughi per lo più di provenienza subsahariana, in conseguenza di quanto sta avvenendo nel Paese, sarà pressoché inevitabile nel breve-medio periodo”.

Negli ultimi giorni, ha raccontato il religioso, ”ho raccolto i timori di alcuni sudanesi che vivono a Tripoli”. La gente li considera una specie di categoria per così dire ‘protetta’ dal rais, il quale in realtà li ha usati per i suoi tornaconti; dice che ha occupato tutti i posti di lavoro, che gli ha rubato il lavoro. In questo clima, bisognerà vigilare perché il nuovo governo non apra una caccia alla streghe contro i neri o chi potrà fuggirà”.

Intanto, non accennano a diminuire gli sbarchi a Lampedusa: dall’inizio dell’anno oltre 50mila sono arrivati da Libia e Tunisia. Circa tremila negli ultimi dieci giorni di agosto. E il 21 agosto si è registrato il respingimento di un centinaio di tunisini che erano stati soccorsi su un barcone alla deriva dalle motovedette italiane in acque maltesi. Gli africani sono stati prima trasbordati sulla nave Borsini della Marina Militare e quindi, una volta in acque internazionali, consegnati a una motovedetta tunisina che li ha riportati in Tunisia.

Solo nove di loro sono riusciti ad evitare il rimpatrio: sette, tra i quali due donne e un paraplegico su una sedia a rotelle, sono stati trasferiti a Lampedusa a causa delle loro precarie condizioni di salute. Un giovane tunisino èriuscito invece a raggiungere a nuoto l’isola dopo essersi lanciato in mare dalla motovedetta. Un gesto analogo a quello compiuto da un suo compagno che era gia’ stato portato sull’unità tunisina e che si e’ fratturato una gamba. A questo punto il ferito è stato nuovamente soccorso dalla motovedetta italiana e accompagnato nel Poliambulatorio di Lampedusa.

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Maria Elena Perrero