Libia, la guerra del petrolio: è battaglia per il controllo dei pozzi

BENGASI – E’ sempre più guerra per il petrolio in Libia: nel giorno in cui nei pressi di Tobruk è attraccata la prima petroliera per dare il via all’export dei ribelli, benvenuto dalla stessa Unione europea, le forze di Muammar Gheddafi hanno sferrato una intensa offensiva verso est, mettendo ancora una volta sotto scacco i terminal petroliferi a sud di Bengasi.

La conquista della regione, la scorsa settimana, aveva catapultato i ribelli nel mercato internazionale dell’oro nero: i campi petroliferi a sud di Bengasi “ci consentiranno di produrre almeno 100.000, 130.000 barili al giorno, e possiamo facilmente arrivare ad un ritmo di 300.000”, ha detto pochi giorni fa Ali Tarhoni, responsabile per gli affari economici dei ribelli.

A Ras Lanuf del resto, considerato il secondo sito strategico per il settore energetico libico, c’è una raffineria da 220.000 e numerosi depositi di petrolio e gas. Marsa el Brega, è invece sede di un importante terminal per l’export.

In meno di una settimana però, il fronte della guerra libica ha ricacciato i ribelli, secondo le ultime informazioni, a 20-30 km da Brega, sotto un imponente fuoco di sbarramento delle forze filo-governative che appaiono aver intensificato le proprie attività nelle ultime ore.

A Brega sono anche intervenuti gli aerei della coalizione, distruggendo due mezzi dei militari, ma possono poco di fronte al cambiamento tattico delle forze di Gheddafi, che secondo i responsabili Nato hanno nascosto i carri armati nelle citta’ e ora si muovono verso il fronte con autoveicoli o comunque mezzi leggeri.

E se i ribelli hanno bisogno del petrolio soprattutto per avere finanziamenti, e l’Unione europea ha sottolineato oggi che è un loro diritto legittimo, dall’altra parte del fronte inizia a farsi sentire la penuria di carburante. Una nave con un carico di benzina importata è attraccata oggi poco a ovest di Tripoli, a Zawiyah, segno che anche le forze libiche, certamente superiori sul piano militare, devono fare i conti con il petrolio.

Published by
Alberto Francavilla