TRIPOLI – La lunga battaglia di Tripoli vede insorti e Nato combattere: gli insorti sul territorio, la Nato che bombarda il compound (il rifugio) del colonnello Gheddafi. Il colonnello, dall’altra parte, che registra messaggi trasmessi dalla tv di Stato in cui continua a ripetere che non mollerà mai.
Gli abitanti di Tripoli hanno ricevuto nella notte scorsa un sms che li esorta «a scendere in strada per eliminare con le armi (distribuite dalle forze di Muammar Gheddafi) gli agenti» del nemico. Folle di oppositori sarebbero scesi in piazza a Tripoli alla fine del digiuno, e spari vengono uditi da varie parti della città: lo dicono alcuni residenti della capitale libica, che per ora non sono verificate.
In un intervento alla tv di Stato il portavoce del governo libico di Muammar Gheddafi, Mussa Ibrahim, ha spiegato che «alcuni persone armate si sono intrufolate a Tripoli» ma li sono stati affrontati e «Tripoli è salva». Così ha spiegato le numerose esplosioni e il crepitare delle mitragliatrici avvertite nella capitale.
Per l’ennesima volta in questa guerra i ribelli libici avevano annunciato in mattinata di aver conquistato l’importante snodo petrolifero di Brega. Ma nel pomeriggio hanno dovuto ammettere di aver di nuovo abbandonato la zona industriale della città in seguito al contrattacco delle truppe fedeli a Gheddafi. «Venerdì la zona industriale era completamente sotto il nostro controllo, ma sabato la situazione è cambiata a causa dei bombardamenti dell’artiglieria pesante nemica», ha dichiarato uno dei comandanti delle milizie insurrezionali, colonnello Omar Bani.
Fonti dell’amministrazione statunitense avevano avvertito: «Gheddafi continuerà a combattere». Insomma, nessuna resa (al momento) per il colonnello che pare stia impiegando tutte le sue risorse per rispondere. «Fino a 10 mila uomini», aggiungono fonti locali. Perché «non ha nessuna intenzione di andarsene». Notizie non confermate parlano di più fronti aperti vicini a Tripoli. La radio Lybia Hurra (Libia libera) da Misurata continua a trasmettere messaggi di speranza, tra cui la conquista dell’aeroporto. I ribelli hanno però preso Zawiyah, a una cinquantina di chilometri dalla capitale. Città strategica per i suoi giacimenti di petrolio e unico punto di rifornimento energetico per le milizie rimaste fedeli al rais, sembra quindi ormai prossima l’avanzata sulla capitale.
Il presidente del Consiglio nazionale transitorio libico (Cnt), Mustafa Abdel Jalil è fiducioso. E afferma che la fine di Gheddafi «è vicina», confermando «contatti con la prima cerchia» del rais. «Se Gheddafi vuole lasciare il potere, vogliamo che lo annunci lui stesso. Ma pensiamo che non lo farà. Mi aspetto una fine catastrofica per lui e per i suoi. E mi aspetto anche che creerà una situazione (di anarchia) a Tripoli. Spero di sbagliarmi».
Le forze di Gheddafi hanno iniziato a creare barriere e posti di blocco nelle strade della capitale, oltre a posizionare uomini sui tetti. Lo racconta Rabie Salem, scappata dalla capitale libica. «La situazione a Tripoli è tragica, ci sono forze di sicurezza ovunque ma non c’è gas né elettricità. La gente vive nella paura e nessuno uscirà fuori a manifestare», ha raccontato. Lei e la sua famiglia avevano provato a fuggire venerdì, ma le forze di Gheddafi li hanno fermati a un checkpoint. La donna ha spiegato che sabato mattina è riuscita a scappare viaggiando su strade secondarie.
Intanto anche l’ex numero due del regime, Abdel Salam Jallud ha voltato le spalle a Gheddafi. E, secondo fonti governative, è partito per Italia con un volo da Djerba. Ma il nostro Paese potrebbe essere solo una tappa.