NEW YORK – La Nato sta studiando anche l’opzione militare in Libia: lo conferma il presidente Usa Barack Obama. Non è escluso quindi un blitz militare, soprattutto se Gheddafi non fermerà le violenze contro i civili. Sembra questa la via maestra, anche se il segretario alla Difesa Usa, Robert Gates, ha ricordato che serve comunque l’ok internazionale prima di mandare truppe in Libia.
Ma l’intervento è un’opzione che al momento spaventa, visti i conflitti ancora non conclusi a Baghdad come a Kabul. Per questo va avanti il progetto di una sorta di piano Marshall per la Libia. Non a caso Obama ha parlato di 15 milioni di dollari in aiuti umanitari pronti per Tripoli.
Il senso di questa indecisione della comunità internazionale, in particolare degli Usa, è riassunta nelle parole del ministro Maroni. Il titolare dell’Interno, spiegando le sue parole riguardo un eventuale intervento militare, ha detto: ”Semplicemente – ha spiegato il ministro – io credo, e lo ha detto anche la Clinton che se si interviene nel modo sbagliato la Libia può trasformarsi nel nuovo Afghanistan e nella nuova Somalia, tutto cioè nelle mani dei terroristi. Tutto vogliamo tranne che questo”. ”Per questo ho detto – ha concluso – che è necessario che l’Europa vari un piano di aiuti, il piano Marshall di cui ha parlato anche Berlusconi”.
E sull’intervento la comunità internazionale è divisa: La Russia, tramite il ministro degli Esteri Lavrov, ha comunicato che è contraria all’intervento straniero in Libia.
Nella serata di lunedì alcuni aerei da ricognizione Awacs della Nato hanno iniziato a sorvegliare 24 ore su 24 i cieli della Libia.
