ROMA – Decine di persone sono rimaste ferite – e secondo notizie non confermate una o due sarebbero morte – la notte scorsa a Bengasi, nell’est della Libia, quando circa duemila persone che protestavano contro l’arresto di un attivista per i diritti umani si sono scontrate con le forze dell’ordine e contro-manifestanti sostenitori di Muammar Gheddafi, mentre per domani è attesa una ‘giornata della collera’, convocata via internet dell’opposizione libica.
Le violenze in Libia sono scoppiate mentre il resto del Nordafrica era oggi relativamente calmo. Ma proteste antigovernative sono proseguite nello Yemen, con due morti ad Aden, e nel Bahrein, dove la popolazione sciita chiede alla dinastia sunnita maggior partecipazione al potere. I disordini nella seconda citta’ della Libia, e capoluogo della Cirenaica – a circa 1.000 km da Tripoli – hanno innescato oggi la pronta reazione del regime, con raduni a sostegno di Gheddafi in diverse città , mentre sono stati scarcerati 110 militanti del ‘Gruppo islamico combattente’. Da Bruxelles l’alto rappresentante della politica estera della Ue Catherine Ashton ha chiesto alle autorita’ libiche di dare ascolto ”alle richieste dei manifestanti e alle voci della società civile”.
Secondo informazioni concordanti giunte da Bengasi – spesso focolaio di tensioni contro il regime di Gheddafi – a protestare erano in maggior parte famigliari di detenuti uccisi nella repressione di una rivolta nel carcere Abu Slim di Tripoli nel 1996 (oltre mille morti), che chiedevano la liberazione del legale che li rappresenta, Fethi Tarbel, arrestato per ”aver diffuso false informazioni”, e poi rilasciato dopo poche ore. A questi si sarebbero poi aggiunti altri dimostranti, che, al grido di ”Gheddafi vattene”, ”Libia libera”, ”Il popolo è stanco della corruzione”, hanno innescato l’intervento delle forze di sicurezza. Gli scontri hanno causato 38 feriti, ha riferito il direttore dell’ospedale Al Jalaa di Bengasi, il quale ha poi detto al giornale di Bengasi Qurina – ritenuto vicino al figlio del colonnello, Saif al Islam – che tutti sono stati dimessi e che nessuno è morto.
Due siti online, Libya al Youm e Al Manara hanno invece parlato rispettivamente di una e due vittime. I due siti sono basati all’estero, come all’estero è basata la ‘Conferenza nazionale dell’opposizione libica’, che con un tam tam su internet – analogo a quello che ha scatenato le rivoluzioni in Tunisia ed Egitto – ha indetto per domani una ‘giornata della collera’ in tutta la Libia, esortando la popolazione a scendere in piazza. Ieri tuttavia è giunta da Tripoli la notizia che Gheddafi potrebbe, sempre domani, partecipare a una manifestazione di piazza ”di solidarietà con il popolo arabo”. Intanto la tv di Stato ha mostrato per tutta la giornata di oggi le immagini, da Bengasi a Tripoli, a Sirte a Sebha a Misurata, di masse di persone scese nella strade in un mare di bandiere verdi e innalzando fotografie di Gheddafi, per proclamare la loro fedeltà al regime e al suo leader.
Per domani sono state comunque adottate rigide misure di sicurezza, soprattutto nella turbolenta Cirenaica, dove sarebbero state effettuate retate preventive a Bengasi e ad Al Bayda, più a ovest. Oggi poi, sono stati liberati 110 militanti dell’integralista ‘Gruppo islamico combattente’ libico: una scarcerazione prevista da tempo, nell’ambito di una serie di analoghi provvedimenti eseguiti nell’ultimo anno nell’ambito di un ”programma di riabilitazione” della Fondazione caritatevole Gheddafi e della Lega libica per i diritti umani.
