ROMA – Aiutati dai raid aerei internazionali, tra la scorsa notte e oggi pomeriggio i ribelli libici hanno annunciato la riconquista di Ajdabiya e, in maniera controversa, anche di Brega, due centri strategici nel quadrante est della Sirte.
Sull’altro lato del golfo le forze del colonnello Muammar Gheddafi hanno continuato a cannoneggiare l’enclave ribelle di Misurata per fermarsi solo quando in cielo sono comparsi gli aerei della coalizione.
E mentre a Bruxelles la Nato sta mettendo a punto piani e regole di ingaggio per il passaggio del comando della missione dalla coalizione all’Alleanza – proprio come auspicato dall’Italia nonostante le resistenze francesi – da Washington il presidente Barack Obama ha usato il consueto messaggio del sabato per rassicurare gli americani annunciando che la coalizione internazionale sta vincendo e ha sventato una ”catastrofe umanitaria” e ”un bagno di sangue”.
Ad essere riconquistate dai ribelli è stata prima Ajdabiya, città a 160 km a sud di Bengasi, considerata la ‘porta’ verso due importanti centri petroliferi tra cui Brega, situata circa 80 km più a ovest e, almeno secondo alcune testimonianza, espugnata nel pomeriggio. Le due città erano state dapprima conquistate e poi perse dai ribelli tra il 13 marzo e una settimana fa. Questi hanno annunciato di aver inseguito per una trentina di km le truppe di Gheddafi in fuga verso ovest, dove si trova un altro importante centro petrolifero, Ras Lanuf, coprendo dunque circa 270 degli 800 km della litoranea del Golfo della Sirte.
Ribelli e fonti ufficiali del regime (che denunciano una strage di civili) hanno attribuito un ruolo decisivo negli sviluppi sul terreno ai raid aerei della coalizione. Riferendosi solo a Ajdabiya, il viceministro degli Esteri libico Khaled Kaaim ha parlato comunque di mera ”ritirata strategica” e di una prossima ulteriore riconquista della città. Il centro oggi si presentava come una città fantasma per la fuga di una rilevante parte dei suoi abitanti. Il bilancio di vittime degli scontri è incerto ma i ribelli segnalano nove morti e nove feriti ma altre fonti parlano di almeno 21 soldati di Gheddafi uccisi nei pressi della città dove sarebbe stato catturato anche un generale dell’esercito del rais.
Intanto a Misurata, città portuale circa 200 chilometri ad est di Tripoli controllata dai ribelli, è stata attaccata con carri armati e artiglieria fino a quando, in serata, sono comparsi aerei nel cielo della coalizione che hanno fatto fermare i bombardamenti. Il bilancio di una settimana di scontri sarebbe di almeno 115 morti, causati anche da cecchini del regime che – secondo testimonianze, – sparano sui civili. La coalizione internazionale ha effettuato vari raid anche oggi: i jet francesi hanno distrutto proprio a Misurata cinque aerei e due elicotteri nemici.
Tre missioni aeree sono state compiute tra ieri e oggi da caccia F-16 dell’Aereonautica militare italiana schierati a Trapani. “La missione in Libia sta avendo successo”, ha detto Obama sotto assedio del Congresso che lo accusa di aver preso la missione alla leggera. ”Quando uno come Gheddafi minaccia un bagno di sangue e la comunità internazionale è pronta ad agire insieme è nel nostro interesse nazionale agire”, ha argomentato il presidente sottolineando che la missione in Libia “ha evitato una catastrofe umanitaria e le vite di civili, innocenti uomini, donne e bambini, sono state salvate”.
Il riferimento di Obama alla comunità internazionale è indirettamente anche alla Nato e quindi all’accordo politico per il passaggio sotto il comando dell’alleanza atlantica di tutte le operazioni militari in Libia. In base a tale intesa, il Comitato militare della Nato, presieduto dall’ammiraglio Giampaolo Di Paola, ha lavorato oggi per pianificare l’intervento.
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