Libia, i ribelli offrono la tregua: Gheddafi rifiuta e attacca

ROMA – Forte dei successi militari degli ultimi giorni, Gheddafi ha respinto a cannonate, prima ancora che a parole, l’offerta di tregua messa sul tavolo oggi dagli insorti. I ribelli si erano detti pronti ad un cessate il fuoco a condizione che le forze pro-Gheddafi si ritirassero dalla Cirenaica e che il Rais lasciasse il potere. Il capo del Consiglio nazionale di transizione (Cnt), il governo provvisorio degli insorti a Bengasi, ha chiesto come condizione per il cessate il fuoco anche il ritiro delle truppe ”mercenarie” che assediano le città dell’ovest.

”Non abbiamo obiezioni a un cessate il fuoco – ha detto Mustafa Abdul Jalil parlando in una conferenza stampa congiunta con l’inviato dell’Onu in Libia, Abdelilah al-Khatib -, ma a condizione che i libici nelle città occidentali abbiano piena libertà di espressione”. Jalil ha detto anche che i ribelli avranno bisogno di armi se le forze di Gheddafi non fermeranno gli attacchi contro i civili, ribadendo la richiesta all’Occidente di assistenza per combattere le truppe di Gheddafi, meglio equipaggiate. Il Cnt, attraverso la portavoce Imman Bugaighis, ha anche chiesto l’aiuto dell’Italia ”per fare pressioni su Gheddafi, chiedendogli di lasciare la Libia”.

La risposta del Colonnello non si è fatta attendere: le forze a lui fedeli hanno sferrato un nuovo attacco contro Misurata con carri armati, mortai e lanciarazzi. In serata, il governo libico ha respinto le condizioni per un cessate il fuoco. ”Noi non lasceremo le nostre città”, ha detto il portavoce Mussa Ibrahim. Intanto, non è chiaro al momento dove passi la linea del fronte, dati i continui rovesciamenti, ma secondo alcune testimonianze i ribelli stanno concentrando le forze ad Ajdabiya, con l’obiettivo di lanciare una controffensiva per riconquistare Marsa el-Brega, strategica località lungo la direttrice che conduce a Bengasi.

Secondo la tv panaraba Al Jazira, i raid notturni della Nato avrebbero aiutato i ribelli a guadagnare terreno, ma le artiglierie di Gheddafi gli impediscono di avanzare. Per la Casa Bianca l’andamento della battaglia mostra ”un trend generalmente positivo” per gli insorti. I raid della coalizione avrebbero però causato nelle ultime ore anche vittime civili, tra cui dei bambini. Fonti mediche hanno riferito alla Bbc che un attacco della coalizione a Zawia el Argobe, 15 km da Brega, ha causato sette vittime e 25 feriti tra la popolazione civile. Il raid aveva come obiettivo un camion che trasportava munizioni, ma l’esplosione del mezzo ha distrutto anche delle case vicine. Le vittime – secondo il medico Suileiman Refardi – avevano un’età compresa tra i 12 e 20 anni.

La Nato, che da ieri ha il comando delle operazioni militari, ha aperto un’inchiesta. Il regime ha accusato la coalizione internazionale di commettere ”crimini contro l’umanità” bombardando civili, soprattutto nell’est della Libia. Da Bruxelles, fonti dell’Alleanza atlantica hanno intanto rivelato che dall’avvio della missione ‘Unified protector’ i caccia hanno compiuto 178 operazioni sui cieli della Libia con 74 attacchi. Nello stesso tempo, 17 navi sono state impegnate nel pattugliamento del Mediterraneo davanti alle coste libiche. Il contributo italiano alla missione sotto l’ombrello della Nato è di 16 aerei e quattro navi.

Sul piano diplomatico, intanto, la coalizione appare ancora divisa sul prosieguo delle operazioni. La Germania insiste, con il ministro degli esteri, Guido Westerwelle, a criticare l’intervento militare mentre gli Usa con il segretario alla Difesa, Robert Gates, frenano sull’ipotesi di fornire armi ai ribelli. Il Consiglio dell’Ue ha approvato oggi Eufor, la missione militare umanitaria europea in Libia. La missione avrà il suo quartiere generale a Roma e le operazioni saranno condotte sotto la guida del contrammiraglio Claudio Gaudiosi, attuale numero due del Coi, il Comando interforze.

L’attenzione sembra pero’ concentrata in queste ore su Londra, dove da ieri e’ sotto torchio degli 007 di Sua Maesta’ Mussa Kussa, il ministro degli esteri di Gheddafi che ha defezionato. Secondo la stampa britannica, Kussa, ex capo dei servizi segreti nonché depositario di molti segreti del Colonnello, aveva pensato di fuggire in Italia ma il governo di Londra è riuscito a convincerlo a riparare in Gran Bretagna. ”Era vitale per noi che non andasse in Italia”, scrive il Daily Telegraph citando una fonte di Downing Street che ricostruisce oggi i retroscena della clamorosa fuga attraverso la Tunisia. A Londra, in gran segreto, sarebbe giunto anche un emissario di Seif el Islam, secondogenito del Colonnello, per negoziare una via d’uscita onorevole per suo padre e per tutto il clan Gheddafi. Sempre secondo la stampa britannica, altri 10 alti dignitari del regime sarebbero pronti a defezionare.

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