TRIPOLI – Sono stati liberati nella mattina del 25 agosto i quattro giornalisti italiani rapiti il giorno prima in Libia, sulla strada tra Zawiya e Tripoli. Lo riferisce il Corriere della Sera. Si tratta di Domenico Quirico de La Stampa, Elisabetta Rosaspina e Giuseppe Sarcina del Corriere della Sera e Claudio Monici di Avvenire. Uno dei giornalisti avrebbe segni di percosse sul viso, secondo quanto ha riferito l’inviato a Tripoli di SkyTg24.
”Ci hanno salvato due ragazzi libici. A loro dobbiamo tutto”. Lo ha detto l’inviato della Stampa Domenico Quirico dopo la liberazione. Lo si legge sul sito del quotidiano ”Siamo stati liberati da lealisti, c’erano due gruppi differenti”. Lo ha detto l’inviato del Corriere della Sera, Giuseppe Sarcina, precisando a Skytg24 che ”non erano soldati regolari, ma neanche civili. Erano miliziani”. Gli uomini hanno liberato i cronisti che erano sequestrati in un appartamento a Tripoli. Non è ancora chiara la dinamica, anche se le fasi della liberazione sarebbero state concitate, si legge ancora sul sito del Corriere della Sera. Sembra che il carceriere abbia lasciato la casa già nella notte scorsa. I giornalisti liberati a Tripoli sono arrivati all’Hotel Corinthia, secondo quanto riferisce l’inviato in Libia di SkyTg24.
Sono stati rinchiusi in un garage con una piccola finestra dopo essere stati derubati di tutto. I quattro – ”visibilmente provati da un punto di vista emotivo” come riferito dall’inviato a Tripoli di Sky Tg24 – hanno detto che mentre si trovavano nel garage venivano continuamente minacciati: ”Potete lasciare la casa , ma fuori c’è una folla inferocita che vi aspetta”. Poi però la situazione è migliorata e i rapiti sono stati rifocillati con acqua e biscotti.
I giornalisti: “Stiamo bene”. I giornalisti erano stati sequestrati dopo l’uccisione dell’autista, vicino alla Piazza Verde” di Tripoli. Lo ha detto l’inviato del Corriere della Sera, Giuseppe Sarcina, raccontando a Skytg24 il momento del sequestro avvenuto ieri in Libia. ”E’ un miracolo se siamo vivi, abbiamo rischiato di essere linciati. Una persona ha capito la situazione e ci ha strappati dalle mani degli assalitori”. Lo ha detto l’inviato dell’Avvenire, Claudio Monici, al telefono con la redazione, riportate sul sito del giornale, dopo la liberazione. ”Ora siamo al sicuro all’hotel Corinthia. Sono senza telefono, senza più denaro. Sono stati tra i momenti peggiori della mia vita, molto più faticosi di altre volte in cui mi sono trovato in situazioni difficili”, racconta il giornalista.
L’inviata Rosaspina avrebbe parlato al telefono con il direttore del Corriere della Sera Ferruccio de Bortoli, dicendo: “Stiamo bene”. Anche Domenico Quirico, l’inviato della Stampa, ha chiamato casa e ha confermato che sia lui sia i tre colleghi stanno bene. A scriverlo, su Twitter, è un collega del giornalista. “Sono vivo, vegeto e libero”, ha detto Domenico Quirico in una telefonata alla redazione de La Stampa da Tripoli. “Adesso sto bene, fino a un’ora fa pensavo di essere morto”. I rapitori ”ci hanno preso tutto, telefoni, telecamera, soldi, tutto”, ha detto l’inviato dell’Avvenire, Claudio Monici, raccontando a Skytg24 i momenti del sequestro avvenuto ieri in Libia.
L’autista ucciso. ”Il nostro primo pensiero va all’autista ucciso a sangue freddo dai sequestratori”, hanno detto i giornalisti appena liberati in un’intervista all’inviata del GR Rai in Libia. “Lo hanno picchiato e ucciso il nostro autista davanti a noi”, lo ha detto Monicio a SkyTg24. ”Era un amico. Non un amico da tanti anni. Un uomo buono”, ha detto Monici ricordando l’autista ucciso. ”Parlava un misto di italiano e inglese. Lavoravamo spalla a spalla. Lui era spalla a spalla con me quando gli hanno sparato. L’ho visto pregare per la sua vita”. Esprimendosi poi in italiano, Monici ha continuato: ”Io sto bene, penso alla famiglia e alle persone care dell’autista che per permetterci di fare il nostro mestiere di giornalista ha perso la vita”. ”E’ morto pregando”, ha raccontato Monici. ”Eravamo spalla a spalla quando gli hanno sparato: pregava, ho visto muoversi le labbra. E poi lo hanno colpito a morte”.
La liberazione dei quattro giornalisti italiani rapiti ieri in Libia ”dimostra che la situazione è molto flessibile e che le risorse umane e tecnologiche in campo hanno funzionato”, ha detto il console italiano a Bengasi, Guido de Sanctis, a Skytg24, dicendosi ”molto contento” dell’esito della vicenda.
Il ministro La Russa: “Evitata una carneficina”. ”Il primo grande risultato della missione in Libia è stato quello di avere salvato non so quante vite umane. Immagino la carneficina se noi e le forze Nato non avessimo fermato le truppe di Gheddafi”. Lo ha detto il ministro della Difesa Ignazio La Russa incontrando nella base di dell’aeronautica di Trapani Birgi i militari italiani impegnati nell’operazione ”Unified protector”. Rivolgendosi a loro il ministro ha aggiunto: “Voi siete l’eccellenza italiana, motivo d’orgoglio per la nazione”.
La Russa ha anche sottolineato che ”in caso di un mancato intervento avremmo avuto un numero di profughi decisamente maggiore” ed ha auspicato la nascita di uno stato democratico in Libia sostenendo che siamo di fronte ”a una situazione delicata che tuttavia si sta evolvendo positivamente”.