Libia: i figli trattano l’uscita di Gheddafi, ribelli disponibili a una tregua

TRIPOLI – Londra crocevia della exit strategy per la Libia, tra emissari di Tripoli in visita segreta e defezioni. Uno dei più fidati collaboratori del regime, Mohammed Ismail, è passato negli ultimi giorni nella capitale britannica e ha avuto contatti con il governo Cameron a nome di tre figli del rais. ”Ci sono sempre più prove che i figli di Gheddafi vogliono una via di uscita”, scrive il Guardian che ha appreso della missione.

Ismail è uno dei più stretti collaboratori di Saif Gheddafi, il figlio del rais che ha studiato a Londra. La missione sarebbe l’esito di un ragionamento nato all’interno del clan: lo stesso Saif, Mutassim e l’ex calciatore Saad avrebbero concluso che potrebbe essere necessario scaricare il padre costringendolo forse all’esilio e comunque a passare il potere a uno degli eredi. Secondo una proposta circolata in ambienti libici a Londra i tre Gheddafi avrebbero proposto di mettere Mutassim, attuale Consigliere per la Sicurezza Nazionale, alla testa di una coalizione che includerebbe membri dell’opposizione.

Un’idea che sarebbe stata illustrata anche all’emissario delle Nazioni Unite Abdelilah Khatib, ieri a Tripoli e che oggi è passato a Bengasi dove ha incontrato i ribelli. Quanto è realistica la proposta salvafaccia? ”Potrebbe essere troppo tardi”, ha detto a SkyNews Noman Benotman, un esperto di Libia del centro studi anti-estremismi Quilliam e un amico di Mussa Kussa, l’ex ministro degli esteri che ha gia’ saltato il fosso. Conferma il Times: attraverso Ismail il governo di David Cameron ha mandato a Gheddafi il messaggio secco che ”se ne deve andare”.

Nei giorni scorsi il ministro degli esteri William Hague aveva ventilato l’ipotesi di un esilio in Sudan, altri avevano parlato di Algeria o Uganda. Se i figli premono per salvare il salvabile, per la coalizione è in atto una corsa contro il tempo: nessuno vuole restare in Libia un secondo più del dovuto e il governo britannico, che l’avrebbe secondo il Daily Telegraph ‘scippato’ all’Italia con l’imprimatur degli americani, sta adesso facendo leva sulla defezione di Kussa per far si’ che il regime libico si sgretoli dall’interno. E’ una strategia forte della pressione psicologica esercitata sui gerarchi ancora a Tripoli dalle rivelazioni di Kussa che in queste ore, affidato alle cure di agenti dell’MI6 e dell’ambasciatore a Tripoli Richard Northern, starebbe svuotando a Londra la ‘scatola nera’ dei segreti di Stato.

Cameron spera in un effetto domino ma ancora, dopo quella dell’ex ministro degli esteri e del suo predecessore e ambasciatore all’Onu Ali Triki rifugiato al Cairo, di nuovi transfughi non si è avuta alcuna notizia. I contatti sono in atto: una decina di gerarchi vorrebbero scappare, ma forse non possono se è vero che, come scrive il New York Times, il regime li guarda a vista. Uno dei leader in odore di fuga, l’ex primo ministro (ed ex ambasciatore a Roma) Abdul Ati al-Obeidi ha assicurato Channel 4 di essere ”al cento per cento in Libia”. Ma sempre Obeidi ha confermato alla tv britannica che Tripoli sta cercando di aprire linee di comunicazione con i governi della coalizione. ”Stiamo cercando di parlare con gli inglesi, i francesi, gli americani per fermare le uccisioni. Stiamo cercando una soluzione comune”.

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