Libia, il racconto di una ragazza: “Aiutateci, qui è un inferno”

TRIPOLI – ”Qui è un inferno. Si sta consumando un genocidio. Ci sono truppe mercenarie che vengono nelle nostre case per spaventarci e non farci uscire. Ieri sera i nostri vicini di casa sono stati attaccati dai gruppi di uomini, siamo accorsi io mio marito ed altri e li abbiamo fatti scappare. Facciamo i turni di guardia contro questi attacchi”. A parlare è una giovane professionista di 30 anni, che da Tripoli, racconta all’Ansa i giorni della rivoluzione.

Fatima (un nome di fantasia) è barricata nella sua casa con suo marito e da lì, terrorizzata, racconta dei ”mercenari che hanno invaso la città”. ”Non sappiamo chi sono, possono essere immigrati clandestini disperati pagati per fare questo, oppure criminali che erano rinchiusi nelle carceri, ne hanno liberati tantissimi dalle prigioni di Bengasi, Misurata e Tripoli”.

”Gli uomini del regime hanno girato nelle ultime giornate offrendo soldi, armi e droghe a chi si univa a loro nelle manifestazione pro-Gheddafi – spiega Fatima – Escono per strada a bordo di macchine non immatricolate e sparano su chi manifesta contro di lui. La scorsa notte hanno ucciso senza meta: Fashlum e Tajura sono i quartieri più colpiti. Ci sono tanti morti. Ho notizie di 28 confermati solo ieri sera, i feriti non si contano. Gli ospedali non domandano sangue, nè aiuto perchè sono sotto controllo della milizia governativa. La gente per ora a Tripoli è rinchiusa nelle case”.

Fatima non è uscita martedì mattina ma racconta di una città-fantasma. ”C’è il deserto – spiega – Mio suocero è andato all’ospedale perchè sua moglie sta male, alla ricerca di medicinali, e mi ha detto che le strade sono vuote. Il figlio della mia vicina, un giovane di 20 anni, è stato preso da cinque giorni e non si sa dove è stato portato perchè denunciava la situazione su Facebook. Ne stanno portando via tanti e anche io non so ancora per quanto potrò parlare”.

Fatima chiude il suo racconto con un appello: ”Ho paura ma parlo e lo faccio per la mia gente che sta morendo, perchè il mondo conosca l’orrore. Ci dovete aiutare”.

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Alessandro Avico