ROMA – Londra: appartiene al Papa, è nella disponibilità della Santa Sede, un patrimonio immobiliare valutabile in 500 milioni di sterline (650 milioni di euro) gestito da una società off-shore anonima. Lo rivela un’inchiesta del Guardian che, scavando negli archivi e investigando su investimenti immobiliari nella capitale inglese, ha messo in luce quello che il Vaticano ha sapientemente tenuto nascosto per più di 80 anni. In sostanza, il Guardian ha risposto alla domanda: chi è il vero possessore del portafoglio da mezzo miliardo di sterline gestito dalla British Grolux Investment Ltd, la società formalmente titolare di tale cospicuo investimento internazionale?
La risposta è: il Vaticano. Che, negli anni, ha fatto fruttare il denaro (una sessantina di milioni di euro al cambio attuale) che Mussolini consegnò in contanti a Papa Pio XI all’epoca dei Patti Lateranensi, in cambio del riconoscimento del regime fascista. Correva l’anno 1929. E’ questa originale fortuna che spiega, oggi, come la Santa Sede sia proprietaria dei locali dove Bulgari vende i suoi gioielli in Bond Street, oppure l’edificio in cui ha sede la Altium Capital, una delle più solide banche di investimenti di Londra, domiciliata all’incrocio tra St. James Square e Pall Mall, il crocevia della moda e del lusso.
Nonostante il muro di silenzio opposto dagli interessati, i segugi del Guardian hanno risalito indietro nel tempo il corso degli investimenti, gli avvicendamenti proprietari fino a giungere in Svizzera e al ruolo di un protagonista non dimenticato, quell’avvocato Nogara che trasformò le dotazioni iniziali in un impero edilizio e sempre evocato quando ritorna il tormentone della fine dell’oro nazista. Sintetizza Enrico Franceschini su Repubblica:
“Il controllo della società inglese è di un’altra società, chiamata Profima, con sede presso la banca JP Morgan a New York e formata in Svizzera. I documenti d’archivio rivelano che la Profima appartiene al Vaticano sin dalla seconda guerra mondiale, quando i servizi segreti britannici la accusarono di “attività contrarie agli interessi degli Alleati”.
E’ qui che incontriamo di nuovo Bernardino Nogara, è qui che si concentrano i misteri sulla ricchezza del più piccolo stato del mondo. Che non riguardano la congruità e la liceità degli investimenti ma la sua inscalfibile cortina di segretezza.