MALE’ (MALDIVE) – Alto tradimento. E’ con questa pesante accusa legata ad un attentato che il presidente Abdulla Yameen avrebbe subito a fine settembre che la polizia ha arrestato nell’aeroporto ‘Ibrahim Nasir’ il vicepresidente delle Maldive, Ahmed Adheeb, appena rientrato da un viaggio ufficiale in Cina.
La sua testa è l’ultima, certamente la più importante, caduta negli sviluppi delle indagini per l’esplosione del 28 settembre sul motoscafo presidenziale ‘Finifenma’, da cui il capo dello Stato è uscito indenne mentre due guardie del corpo e la moglie Fathimath Ibrahim hanno riportato gravi ferite.
Giovane rampante di appena 34 anni, da molti considerato il futuro “uomo forte” dell’arcipelago, Adheeb è stato accolto dagli agenti che lo hanno accompagnato discretamente dalla scaletta dell’aereo fino ad un autobus con cui è stato trasferito direttamente nella isola-prigione di Dhoonidhoo nell’atollo Nord Malé, dove resterà fino alla sua presentazione davanti ad un giudice.
Prima di Adheeb, che ha decisamente negato di essere dietro all’attentato, erano stati arrestati due ufficiali dell’esercito, trasferiti tre responsabili della sicurezza presidenziale, ed esonerato il ministro della Difesa, Moosa Ali Jaleel.
La polizia, si è inoltre appreso, ha perquisito due residenze di Adheeb e la casa della sua seconda moglie, mentre anche alcuni politici a lui vicini sarebbero pure stati fermati. Si deve ricordare che la sua rapida ascesa nel firmamento politico maldiviano ha avuto una accelerazione in luglio, quando il vicepresidente in carica, Mohamed Jameel è stato destituito con un impeachment dietro il quale tutti hanno indicato proprio il nome di Adheeb, allora ministro del Turismo.