Kuala Lumpur (Malesia) – Si oppone al regime in Malesia da tempo e lo accusano di sodomia: lui è il leader dell’opposizione Anwar Ibrahim che continua a dichiararsi innocente.
Per i suoi avvocati le voci che lo hanno portato in tribunale per aver sodomizzato un suo collaboratore sono tutte falsità pilotate politicamente.
I procuratori hanno fatto partire il caso lo scorso mese e il tribunale dovrà decidere se far cadere le accuse o chiedere alla difesa di chiamare i suoi testimoni.
Anwar rischia 20 anni di prigione se verrà ritenuto colpevole. Secondo il leader dell’opposizione il governo ha fabbricato le accuse per mettere in difficoltà la difesa.L’Alta Corte della Malaysia poco più di un mese fa aveva respinto come ”inammissibile” la prova del Dna nel processo contro Anwar Ibrahim. Per i giudici, gli oggetti personali prelevati dalla cella di Anwar – uno spazzolino, una bottiglia d’acqua e un asciugamano – sono stati ottenuti ”illegalmente” e non possono quindi essere utilizzati per trovare una corrispondenza con il Dna estratto dal liquido seminale rinvenuto nel corpo dell’accusatore, Mohamad Saiful Bukhari Azlan, che aveva subito riportato il presunto atto alle autorità.
Anwar, già condannato per sodomia una prima volta nel 1998 e tornato in libertà nel 2004, fu arrestato nel luglio 2008, quattro mesi dopo che la coalizione multietnica da lui guidata aveva – pur rimanendo minoranza – eroso il tradizionale dominio del partito Umno, espressione della maggioranza malay, facendolo scendere per la prima volta sotto i due terzi dei seggi in Parlamento.
Dall’inizio del processo, nel febbraio 2010, la maggioranza del primo ministro Najib Razak ha ottenuto una serie di vittorie in elezioni suppletive, apparentemente tamponando l’emorragia di consensi a favore della coalizione di Anwar. Sulla scia di questi successi, mentre il mandato di Najib scade nel 2013, il premier ha fatto capire di considerare l’ipotesi di elezioni anticipate quest’anno.