
Un nigeriano, passeggero di un aereo della Delta Airlines in volo da Amsterdam a Detroit, è stato protagonista di un episodio dai contorni ancora poco chiari: avrebbe cercato di far saltare l’aereo con un esplosivo, che però ha funzionato solo in parte e ha avuto l’effetto di un mortaretto, ferendo l’attentatore e alcuni passegggeri, che però sono stati capaci di bloccarlo.
A sentire la Casa Bianca, potrebbe essere stato un “tentato atto di terrorismo”. Il presidente Barack Obama,in vacanza alle Hawaii, sta seguendo la situazione, ha detto un portavoce.
I giornali americani stanno però trattando la materia con le molle, parlano di di mancato attentato ma anche di “petardi”, anche perché molti particolari fanno pensare più a uno squlibrato che a un terrorista di professione. Anche il termine usato dalla Delta Airlines nei suoi comunicati, “subdued”, cioè placato, fa pensare più a un matto che a un vero e proprio terrorista.
Ma sembra che l’Italia faccia scuola: se il lancio a Berlusconi di un souvenir per turisti o una spintonata al Papa da parte di due matti fanno scorrere torrenti di bit sul clima d’odio e sui mandanti morali o materiali, perché Obama non può anche lui aspettarsi qualche effetto positivo dal clima di paura che un atto più o meno di terrorismo può attizzare tra gli americani?
Il passeggero del volo Delta è un nigeriano di 23 anni, di nome Abdul Farouk Abdulmutallad, studente di ingegneria all’Università di Londra: si era imbarcato a Nairobi e aveva preso a Amsterdam la coincidenza per Detroit, un Airbus 330 con 278 passeggeri. Il volo è stato regolare fino all’approccio a Detroit, quando il comandante ha lanciato messaggio di emergenza. In un primo momento sembrava che qualcuno avesse fatto esplodere dei petardi a bordo del velivolo.
Pare si trattasse di un esplosivo confezionato parte con del liquido, parte con della polvere, e che abbia fatto cilecca, funzionando solo in parte, quando il nigeriano ha provato a darli fuoco.
Nel turbine di informazioni chi sono trapelate nella notte, altri punti rilevanti sono che il nigeriamo sarebbe in una qualche lista di sospetti di terrorismo di una qualche agenzia americana, ma non si sa quale: e che Abdulmutallad avrebbe detto agli agenti dell’Fbi che lo hanno iniziato a interrogare di essere affiliato ad Al Qaeda, di avere avuto l’esplosivo dello Yemen e di avere avuto ordine di commettere l’attentato suicida.
Secondo il deputato repubblicano alla Camera dei rappresentanti Usa, Pete Hoekstra, il nigeriano avrebbe avuto dei contatti con un un imam americano-yemenita il cui nome è citato nella strage di Fort Hood, Texas, nella quale sono state uccise 13 persone: «Potrebbe essere stato in contatto con l’imam americano (Anwar) al-Aulaqi. La questione che deve essere sollevata è la seguente: questo imam è stato sufficientemente influente da convincere qualcuno ad attaccare nuovamente gli Stati Uniti?» si è chiesto Hoestrka.
Da tutto emerge già una certezza, che viaggiare in aereo, specie per l’America, diventerà sempre più complicato. Un comunicato della Casa Bianca lo ha anticipato riferendo che Obama ha parlato con i consiglieri per la sicurezza nazionale e ha poi “dato istruzioni affinché vengano prese tutte le misure appropriate per potenziare la sicurezza aerea”.
