A salvare il Golfo del Messico dal greggio riversato dalla piattaforma petrolifera danneggiata della Bp potrebbero essere 40 mila robot acquatici e intelligenti, capaci di navigare autonomamente e di ripulire in meno di un mese le acque inquinate.
Il progetto ‘Seasworm’ è ancora lontano dalla fase di produzione ma potrebbe diventare la risposta italiana all’appello di aiuto al mondo del presidente Usa, Barack Obama, contro la marea nera o, piu’ probabilmente, la soluzione per disastri ambientali futuri.
Il progetto, nato per la prossima Mostra Internazionale di Architettura di Venezia ma anticipato oggi, si basa su uno speciale tessuto in grado di assorbire una quantita’ di petrolio pari a 20 volte il proprio peso sviluppato da Francesco Stellaci, professore del Massachusetts Institute of Technology e direttore del centro di Nanomedicina di Milano. Ma se la membrana ottenuta grazie alla nanotecnologia è stata già testata due anni fa ed e’ ora in fase di ottimizzazione per la produzione su larga scala, i robot ‘Seasworm’ ideati dagli architetti Walter Nicolino e Carlo Ratti (anche egli professore all’Mit di Boston dove dirige il Senseable City Lab) sono ancora alla fase di progetto.