Marea nera. Transocean, i costi del disastro salgono a 1,3 miliardi di dollari

Per la Transocean, la società svizzera proprietaria della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon esplosa nel Golfo del Messico il 20 aprile, i costi del disastro hanno raggiunto 1,3 miliardi di dollari, e non è finita. Secondo l’agenzia MarketWatch, la Transocean ha aggiunto oggi 200 milioni di dollari ai 1.100 impegnati nei giorni scorsi, legati soprattutto alle spese di sostituzione del pozzo e della piattaforma galleggiante (rispettivamente 600 e 590 milioni), per pagare i costi ambientali, le franchigie assicurative, l’aumento dei costi delle polizze e le spese legali.

Secondo la legge antinquinamento, il Polluction Act del 1990, tocca alle società responsabili del pozzo e della piattaforma pagare le spese di disinquinamento, ma su questo punto ci potrebbe essere un disaccordo tra la Transocean, proprietaria della piattaforma, e la Bp, la società che gestiva il pozzo.

Sulla piattaforma c’erano 750mila tonnellate di gasolio, e dell’inquinamento provocato dal carburante è responsabile la società svizzera, come lei stessa riconosce. Le perdite sotterranee del pozzo, a circa 1.500 metri di profondità, cadono invece sotto la responsabilità della multinazionale britannica, che intende rivalersi sui partner: oltre alla Transocean, si parla della Halliburton, accusata di avere cementato male il pozzo.

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