Anche se “possono esservi ragioni valide nel rinviare il reperimento di una soluzione”, osserva il giornale, “il Paese non può sopportare di essere considerato la causa di questo“. Comunque, si dice ancora,
“è sorprendente che vi siano ancora dubbi da parte indiana dopo che la Corte Suprema aveva disegnato chiaramente la strada da seguire nella sua sentenza di gennaio 2013, ossia The Maritime Zone Act, il codice penale, il codice di procedura penale e la Convenzione Unclos dell’Onu. L’India deve chiudere la questione con un approccio credibile e legalmente sostenibile per evitare un rovescio diplomatico o, peggio, una invalidazione giudiziaria”.
Da parte sua The Indian Express, commentando l’ultimatum definitivo rivolto alla pubblica accusa, sostiene che dei tre ministeri interessati due (Esteri e Giustizia) sono convinti della non opportunità di utilizzare il Sua Act per incriminare i marò. Invece, segnala il quotidiano, fonti degli Interni hanno detto che il ministero ha “fatto sapere di avere riserve sull’abbandono del Sua Act senza adeguate ragioni”.
Solidarietà dalla Germania. L’ambasciatore tedesco Michael Steiner ha espresso sostegno all’Italia impegnata nella crisi che coinvolge due suoi fucilieri di Marina, chiedendo al governo indiano di trattare il caso “senza mostrare asperità”. Incontrando ieri i giornalisti per presentare il programma del viaggio presidenziale, Steiner ha insistito che “un trattamento disteso del caso e nell’interesse di India, Italia e dell’Unione europea (Ue). “L’Italia è parte della Ue – ha spiegato il diplomatico – e per questo seguiamo la questione con grande attenzione. Da un lato si tratta di una vicenda bilaterale, ma è innegabile che esso riguarda anche la lotta globale contro la pirateria in cui i Paesi comunitari sono fortemente impegnati”.