

ABU DHABI – Preso a botte e torturato, ridotto in uno stato gravissimo, con una microcitemia, la milza gonfia e i testicoli ingrossati per le scosse elettriche a cui è stato sottoposto: questo, denuncia Massimo Sacco, è il trattamento che ha ricevuto dalla polizia di Abu Dhabi, dove il 5 marzo del 2018 è stato arrestato con l’accusa di traffico internazionale di stupefacenti.
Sacco, 53 anni, di Roma, si è trasferito negli Emirati Arabi nel 2013 insieme alla compagna Monia Moscatelli, e lì ha aperto una agenzia di consulting di ristrutturazioni con appalti milionari, ha spiegato lui stesso. Ma tutto è precipitato la sera del 5 marzo del 2018, quando è stato arrestato dopo una festa al Barasti di Dubai.
Da allora l’uomo è detenuto in condizioni pessime nelle carceri emiratine. Il suo ultimo appello è stato diramato dalla compagna, rientrata in Italia, attraverso il programma I Lunatici di Rai Radio Due.
Sacco nega ogni accusa e denuncia di essere stato “sottoposto a torture di ogni tipo, mi hanno estorto la confessione tra botte e ricatti”. Alla compagna l’uomo ha raccontato: “Mi hanno portato in ospedale, sei la luce mia, ascoltami bene, gira questo messaggio all’avvocato, mi hanno preso a botte fino ad ora per fare questa telefonata. Il mio stato di salute è giunto ormai al collasso, ho perso 13 chili in 15 giorni, sono stato sottoposto a un esame del sangue che dimostra la presenza di una devastante microcitemia. Il direttore del carcere gioca da tre mesi con la mia vita, sono stato sottoposto ad una ecografia alla milza che sta assumendo delle dimensioni spropositate. Rischio che a breve la mia malattia si trasformi in una leucemia. La situazione è diventata drammatica e solo adesso stanno cercando di metterci una toppa. Vorrebbero curarmi dandomi del ferro, ma questo equivarrebbe a condannarmi a morte. I dottori degli Emirati Arabi non sanno neanche cosa sia la microcitemia, che pur essendo una grave forma di anemia non va in nessun modo curata con il ferro. Non ho più parole. Dopo aver rifiutato di prendere farmaci che mi avrebbero fatto morire sono stato sottoposto a torture atroci da parte delle guardie carcerarie, riportando contusioni in tutto in corpo, incrinazione di tre costole, scosse elettriche ai genitali. A seguito delle scosse elettriche ricevute ai genitali il testicolo sinistro ha assunto le dimensioni di un’arancia, mi procura un dolore atroce e mi impedisce di camminare. Io spero di poter tornare quanto prima in Italia, sempre che non muoia in carcere”.
Massimo Sacco è “in carcere da 12 mesi, senza nessuna sentenza, senza alcun diritto umanitari. Dopo il mio arresto, con accusa di traffico internazionale di stupefacenti, per 10 grammi di cocaina, senza nessuna prova oggettiva, hanno fatto di tutto per farmi confessare. Ho subito ricatti e botte atroci. Hanno costretto anche la mia compagna, del tutto estranea alla vicenda, a spogliarsi nuda davanti a 10 agenti, tutti uomini, l’hanno costretta ad andare con loro in carcere per una intera notte, il tutto per estorcere a me una falsa dichiarazione, per farmi dire in cambio del suo immediato rilascio che quella droga l’avevo presa in Italia. Io sto morendo. Io ci muoio qui. Ho i giorni contati, ho i giorni contati”.
