Pet, scintigrafie e altri esami diagnostici potrebbero diventare un “lusso”, perché c’è carenza di isotopi radiattivi, la”materia prima” in medicina nucleare. E il problema potrebbe investire oltre alla diagnostica anche le terapie, per esempio le cure oncologiche.
L’allarme arriva dagli Stati Uniti ed è stato lanciato nel corso del simposio di apertura del 240esimo Meeting della American Chemical Society. ”È un problema anche europeo – spiega Lucio Mango, direttore di Medicina Nucleare dell’ospedale San Camillo Forlanini di Roma – perché c’è carenza di ciclotroni, le strutture in cui si producono.
I ciclotroni sono in Belgio, Olanda, Germania e Inghilterra, mancano in Italia”. Secondo i ricercatori americani ogni anno si eseguono solo negli Stati Uniti qualcosa come 20 milioni di esami diagnostici e cure che richiedono l’uso di isotopi radioattivi e la disponibilità dell’isotopo più usato, il “tecnezio-99m”, non potendo essere conservato perché è una molecola molto instabile, va diminuendo in modo preoccupante, spiega Robert Atcher del National Isotope Development Center di Los Alamos.
”Sebbene il pubblico possa non pienamente esserne consapevole – spiega – siamo nel bel mezzo di una carenza globale di isotopi”. Il problema, spiega Mango, e’ che gli isotopi sono molecole molto instabili che decadono in fretta, per cui se importiamo da un altro Paese dovremo comprare una quantità enormemente superiore a quella che sarà poi servibile all’arrivo. E non solo c’è sempre più richiesta, continua, ma le strutture di produzione sono vecchie e hanno bisogno di continua manutenzione, inoltre sempre più spesso si guastano.
È successo lo scorso anno in Belgio, racconta Mango, mentre il ciclotrone olandese era in manutenzione e allora la produzione di isotopi è calata del 60 per cento. Gli isotopi sono usati in molti esami diagnostici, spiega il direttore di Medicina Nucleare del San Camillo Forlanini, per esempio il tecnezio è usato nelle scintigrafie ossee e miocardiche; oltre 500 mila l’anno circa solo le scintigrafie ossee.
Per eseguire le PET, continua Mango, ci sono meno problemi perché si usa il fluoro che alcuni ospedali possono produrre da sé (per esempio Tor Vergata). ”Adesso ci consegnano quasi la metà del tecnezio e noi facciamo il 20 per cento di prestazioni in meno e sfruttiamo al massimo il tecnezio programmando bene gli esami. Costruire nuovi ciclotroni è costoso e per mandarli a regime ci vogliono 5 anni – conclude Mango; bisogna invece ottimizzare l’utilizzo dei radiofarmaci, cosa che gia’ ridurrebbe il problema del 20-25 per cento”.
