Nella guerra al narcotraffico il Messico ha pagato un altro tributo di sangue: 11 militari sono morti in un elicottero precipitato nel nord a causa di pessime condizioni meteorologiche mentre stava ritornando alla base dopo un’operazione condotta proprio nell’ambito della lotta ai narcos. Secondo le prime informazioni diffuse dal Segretariato per la difesa nazionale (Sedena), la caduta del Bell 412 è avvenuta nella notte tra venerdì e sabato nei pressi della località di San Miguel del Alto, nello stato di Durango. Le vittime sono quattro officiali, un sottufficiale e sei soldati.
Solo questa settimana era stata segnalata l’uccisione di numerosi poliziotti in due massacri ricondotti all’attività dei trafficanti di stupefacenti. Lunedì, in una prigione a Maztlan, nello stato di Sinaloa, vi era stata una sparatoria fra detenuti che ha fatto almeno 43 vittime, tra cui 15 guardie penitenziarie. Qualche ora prima un gruppo di agenti di polizia era caduto in un agguato nei pressi della città di Zitacuaro, nello stato di Michoacoan: il bilancio finale è stato di 12 morti. A causa del narcos, le cronache messicane grondano sangue ogni giorno: sempre ieri sono stati segnalati i cadaveri di 12 persone, legate e con segni di tortura, ritrovati dalla polizia vicino alla nota località balneare di Cancun. Gli investigatori ritengono che le vittime siano state torturate e uccise da bande di narcotrafficanti.
La polizia ha recuperato i corpi di nove uomini e tre donne da sepolture in un’area a meno di tre chilometri da Cancun, località turistica sempre più toccata dalla guerra fra le gang. La guerra scatenata dai cartelli della droga, una sorta di ‘narco-conflitto’ apparentemente senza fine, lascia però dietro di sé una lunga scia non solo di sangue ma anche di denaro: secondo dati resi noti dal governo, il ‘business’ della droga assicura alle banche del Paese introiti pari a circa 10 miliardi di dollari l’anno.
La lotta tra i ‘pistoleros’ dei diversi gruppi, e tra questi e le forze dell’ordine, pare d’altra parte ogni giorno più violenta e crudele, visto che in diversi punti del paese si verificano di continuo episodi che sembrano combattimenti veri e propri. Le vittime vengono finite con raffiche di mitra alle spalle, e non mancano i casi di decapitazione. Dal dicembre 2006, da quando si è insediato l’attuale presidente Felipe Calderon, gli scontri intestini fra narcos o fra narcotrafficanti e l’esercito o le forze dell’ordine hanno causato circa 23 mila morti.