E’ libero e sta bene l’italiano dato per disperso in Messico dopo un assalto di paramilitari a un convoglio umanitario. Lo ha comunicato la Farnesina questa mattina, 29 aprile. David Casinori ha contattato al telefono il funzionario dell’ambasciata italiana nel Paese che si era recato nella zona di Oaxaca per avere notizie. Casinori aveva avuto difficoltà a comunicare perché era stato rapinato degli effetti personali e non aveva più con sè i documenti.
L’agguato. Ieri, 28 aprile, in un agguato organizzato da paramilitari armati fino ai denti avevano perso la vita almeno cinque persone e 22 erano rimaste ferite, mentre alcuni stranieri erano stati portati via. Tra loro si pensava ci fosse anche l’italiano Casinori.
La missione. La missione degli operatori umanitari, 45 persone tra giornalisti e maestri aveva lo scopo di portare cibo, vestiti e medicine al municipio indigeno di San Juan Copala, e verificare nel contempo la situazione di insicurezza e violenza nella quale vivono gli abitanti dell’area, in grande maggioranza di etnia Triqui.
Il gruppo era ormai vicino alla meta, quando un commando con una trentina di uomini incappucciati e armati con mitra AK-47 ha bloccato la strada ai sei veicoli del convoglio: nella sparatoria sono morti Tyri Antero Jaakkola, un finlandese di 25 anni giunto tre mesi prima a Oaxaca, e la messicana Alberta Carino, 35, della ong latinoamericana ‘Cactus’. Si parla però di altre tre persone decedute. Superato lo shock per l’attacco, nel quale i veicoli sono rimasti distrutti, molti dei volontari hanno cercato di salvarsi come potevano: alcuni di loro, a quanto pare, fuggendo tra le montagne e allontanandosi.
Molti altri sono invece stati portati via “in fila” dagli aggressori, che secondo diverse fonti sarebbero militanti dell’Unione benessere sociale della regione Triqui (Ubisort), gruppo paramilitare collegato al Pri (Partido revolucionario institucional), principale forza di opposizione del Messico, al potere ininterrottamente per 71 anni fino al 2000.
Le ragioni dell’attacco. Sullo sfondo dell’attacco c’é, infatti, la situazione dei Triquis, circa 15 mila persone, una delle 70 comunità indigene del paese latinoamericano. L’Ubisort si contrappone a un altro movimento della regione, il Movimento unificatore della lotta Triqui (Mult-i): si tratta di due gruppi rivali, entrambi Triqui, che si combattono da anni su una serie di questioni. Il bilancio nel 2009 di tale lotta intestina è stato di una trentina di omicidi. La spaccatura tra i due gruppi sarebbe aumentata negli ultimi giorni a causa dell’avvicinarsi delle elezioni a Oaxaca, in programma il 4 luglio.
Una delle ragioni di fondo della lotta fratricida nell’etnia é San Juan Copala, la cittadina dove era diretto il convoglio, che nel 2007 si è autodichiarata autonoma e che da ormai vent’anni è al centro dei conflitti inter-etnici: conflitti nei quali negli ultimi tempi si sono inseriti poi formazioni politiche nazionali.