Leyva, leader dell’omonimo cartello, conosciuto anche come «El Barbas» o «il capo dei capi», era ricercato da tempo ed aveva sulla sua testa una taglia da due milioni di dollari. Dopo aver militato nel cartello di Sinaloa se ne è distaccato e si è alleato ai «Los Zetas», organizzazione di sicari capace di tenere testa alle forze dell’ordine. Il padrino, insieme a quattro fratelli, ha gestito un’infinità di attività illegali: traffico di cocaina e marijuana; estorsioni; rapimenti; riciclaggio; omicidi su commissione. Un’azione che ha portato gli uomini del cartello ad agire anche negli Stati Uniti, tanto è vero che Leyva è finito nella lista dei most wanted dell’Fbi. L’uccisione del boss – se confermata – è un piccolo successo delle autorità messicane chiamate a fronteggiare una sfida senza precedenti da parte delle formazioni criminali.
Dati ufficiosi dicono che le uccisioni legate al narcotraffico nell’arco degli ultimi tre anni sono state oltre 16 mila. Poche ore prima della battaglia di Cuernavaca in altre zone del paese i criminali avevano preso di mira la polizia. Nella cittadina di Durango – solo per citare il caso più efferato – hanno decapitato i 6 agenti ed hanno abbandonato le loro teste vicino ad una chiesa.