MINEO (CATANIA) – Se arrivano in tanti, il destino del villaggio degli aranci di Mineo è già scritto sulla parola immigrati: in caso di emergenza saranno requisiti gli alloggi.
In quel villaggio il ministero dell’Interno ha identificato uno dei siti che potrebbero accogliere in Sicilia la marea umana che scappa dalla crisi in Nord Africa.
Il potere di requisizione spetta al commissario Caruso, come prevede l’ordinanza di protezione civile del 18 febbraio firmata da palazzo Chigi. Ma questo strumento eccezionale è comunque in mano a ogni prefetto perché risale a una legge del 1865 tutt’ora in vigore. Come si fa con i soldi? L’ordinanza prevede un milione di euro di finanziamento, ma sono pochi visto che il costo medio a immigrato al giorno è stimato a 40-45 euro per l’ospitalità.
Sì di 10 sindaci su 15 della provincia di Catania, del territorio Calatino, alla proposta, illustrata due giorni fa a Catania dal ministro dell’Interno Roberto Maroni, di creare nel ‘Residence degli aranci’ di Mineo un ”Villaggio della solidarietà” per accogliere i rifugiati richiedenti asilo. Contrari al piano, invece, i sindaci di Caltagirone (Francesco Pignataro), Mineo (Giuseppe Castania), Grammichele (Giuseppe Compagnone), Ramacca (Gianniantonio Malgioglio) e Castel di Iudica (Nicola Pirotti). Questo l’esito di una lunga riunione tra i quindici primi cittadini della zona, svoltasi la notte scorsa a Catania, presieduta dal presidente della Provincia regionale Giuseppe Castiglione. I cinque sindaci che hanno detto no alla proposta stamane hanno inviato una lettera al ministro dell’Interno Roberto Maroni in cui affermano che ”il ‘modello Mineo’, cosi’ come prospettatoci dal ministro Maroni, non risponde all’idea che abbiamo consapevolmente maturato, sulla scorta dell’esperienza di effettiva integrazione da noi portata avanti nelle nostre comunità”.
”Non ci piace l’idea – scrivono ancora – che almeno duemila persone vengano deportate in un luogo senza i necessari presidi e senza vere opportunita’ di inclusione, in una condizione di segregazione che potrebbe preludere da un lato a rivolte sociali, dall’altro indurre alcuni di loro, a fronte di una stragrande maggioranza pacifica e ispirata alle migliori intenzioni, a mettere a dura prova le condizioni di sicurezza del territorio”.