Non solo in Libia ma anche in Spagna e in Algeria รจ in vigore la delimitazione delle acque territoriali. Lo mette in evidenza la Federcoopesca-Confcooperative che fotografa lโattuale situazione, a proposito del peschereccio mitragliato da motovedette libiche che riapre la questione sulla libera circolazione delle navi nel Mediterraneo.
La Libia ha istituito con decreto governativo nel febbraio 2005 una zona protetta per la pesca di 62 miglia a partire dal limite esterno delle acque territoriali definite dalla fascia di 12 miglia dalla costa, dove ogni tipo di pesca รจ vietato sia ai pescatori locali che stranieri se non espressamente autorizzato dalle autoritร libiche. Ma non รจ la prima volta che nel Mediterraneo viene istituita una zona di protezione della pesca; nel 1997 infatti, ricorda lโassociazione, fu la Spagna, ad istituirne una per preservare il tonno rosso che nel Mediterraneo ha una delle poche zone di riproduzione al mondo.
Come nel caso della Libia, la Spagna possiede sullโarea diritti sovrani ai fini della conservazione delle risorse marine, nonchรฉ della gestione e controllo della pesca, fatta salva la competenza esclusiva in materia dellโUnione europea; una decisione che aveva suscitato una levata di scudi da parte dellโItalia e della Francia per via del carattere unilaterale della decisione presa senza alcun coordinamento in ambito comunitario.
Eโ stata poi la volta dellโAlgeria che, con decreto presidenziale del 6 novembre 2004, ha istituito una zona contigua alle acque territoriali di 12 miglia, che consente al governo di esercitare i controlli necessari a prevenire e reprimere le violazioni alle leggi di polizia doganale, fiscale, sanitaria o dโimmigrazione. Quanto infine alla Croazia, nel 2008 il parlamento ha votato per la rinuncia allโapplicazione nella zona di Jabuka Pomo Pit, unโarea di 23.870 km quadrati di protezione ittico-ecologica che avrebbe tracciato un solco tra le due sponde dellโAdriatico.