MUMBAI – L’incubo delle sessanta ore di terrore del 2008 torna a Mumbai a tre anni di distanza. Un’esplosione dopo l’altra, tre in tutto, “un nuovo attacco al cuore dell’India, un nuovo attacco contro Mumbai”, come lo ha definito il responsabile dello stato del Maharashtra, Prithivraj Chavan. Una ventina di persone sono rimaste a terra senza vita e almeno 113 sono rimaste ferite, ma i numeri non sono definitivi né i bilanci ancora attendibili nel panico di un ennesimo attentato.
Perché ancora una volta proprio a Mumbai, perché tanta violenza? Chavan ha parlato chiaramente di una ”sfida alla sovranità indiana”, una battaglia fatta sulle strade della città: la prima esplosione è avvenuta alle 18.45 ora locale (alle 15.15 in Italia) a Zaveri Bazaar, nel sud, vicino a un famoso tempio chiamato Mumbadevi e a un popolare mercato di gioielli.
La seconda bomba è esplosa pochi minuti dopo nel rione di Dadar nei pressi di una fermata del l’autobus, mentre la terza in una strada del lussuoso quartiere di Opera House. L’ordigno è stato nascosto sotto un ombrello. Tutti e tre sono luoghi popolari e molto affollati soprattutto nel tardo pomeriggio quando chiudono gli uffici. La zona è stata chiusa e sono stati portati dei cani anti esplosivo per verificare l’eventuale presenza di altri ordigni inesplosi.
Il 26 novembre 2008 a Mumbai una decina di terroristi pachistani tra i 18 ed i 28 anni per 60 ore ha tenuto in scacco le forze di sicurezza indiane compiendo una strage costata la vita ad almeno 195 persone, di cui 27 stranieri. Tra questi ultimi c’era anche l’imprenditore livornese Antonio Di Lorenzo. Il bilancio, per gli analisti, avrebbe potuto essere simile a quello dell’11 settembre 2001 se gli estremisti fossero riusciti ad attuare un piano che prevedeva di far saltare in aria il lussuoso hotel Taj Mahal, assai frequentato da turisti e uomini d’affari occidentali.
A rivendicare gli attacchi un’ organizzazione, fino a quel momento poco conosciuta: i ‘Mujaheddin del Deccan’. Dietro di loro si nascondeva l’ombra di Al Qaeda. Ironia della sorte, l’incubo torna nel centro finanziario dell’India nel giorno del 24/mo compleanno dell’unico attentatore del 2008 sopravvissuto e catturato, Mohaammad Azam Amir Kasav.
A ferire Mumbai al cuore, tre anni fa, fu una serie di 10 attacchi terroristici avvenuti simultaneamente – dalla sera del 26 novembre di tre anni fa fino all’alba del 29 – culminati con il sanguinoso blitz per la liberazione dell’hotel Taj, dove si erano asserragliati gli ultimi terroristi. A Mumbai arrivano 400 soldati e 300 appartenenti alla Guardia di Sicurezza Nazionale (Nsg) dell’esercito oltre ai gruppi di intervento speciale indiano. Il totale degli ostaggi liberati durante le operazioni è stato di 610 persone mentre i terroristi uccisi dai reparti speciali indiani furono 15.