Walter Nones, 39 anni, alpinista altoatesino, è morto la mattina del 3 ottobre mentre stava tentando una salita al massiccio del Cho Oyu nell’Himalaya. La conferma dell’incidente mortale è stata data dalla moglie, Manuela, sul blog dello stesso alpinista.
Non si hanno ancora particolari sull’incidente di cui è rimasto vittima Nones che stava tentando una nuova via per scalare il massiccio del Cho Oyu. ”Non potremo più riabbracciarlo – scrive la moglie Manuela sul blog (Nones lascia due figli piccoli) – possiamo solo ricordarlo per il grande uomo che era. Non ci sono ancora informazioni precise sull’accaduto quindi chiedo rispetto da parte dei mezzi d’informazione nel diffondere la notizia. Quando avrò maggiori informazioni le pubblicherò sul blog”.
Secondo le prime informazioni il cadavere dell’alpinista è stato recuperato. Walter Nones, carabiniere, era in spedizione con Giovanni Macaluso e Manuel Nocker e stava tentando la scalata autunnale all’ottomila himalayano, aprendo una nuova via sul versante sud ovest. Due anni fa Nones, fu protagonista della scalata in cui perse la vita Karl Unterkircher sulla parere Rakiot del Nanga Parbat.
Ancora un alpinista italiano morto dunque e nuovamente sull’Himalaya, una tra le montagne più alte del mondo. Due anni dopo la tragedia consumata sul Nanga Parbat e costata la vita all’altoatesino Karl Unterkircher, allora suo compagno di cordata, è stato appunto Walter Nones a perdere la vita sul Cho Oyu dove voleva salire una nuova via.
Entrambi amanti delle ascensioni in alta quota, entrambi hanno pagato con la loro vita questa grande e irrefrenabile passione. Come lo è stato per il trentino Michele Fait, lo sciatore estremo morto nel giugno 2009 sul K2, a 44 anni, precipitando in un canalone sotto gli occhi del compagno di avventura, lo svedese Fredrik Ericsson. A sua volta perito nell’agosto di quest’anno dopo un volo di mille metri in parete, sempre sul K2.
La partenza per l’Himalaya era avvenuta lo scorso 6 settembre da Monaco di Baviera e il rientro fissato per il 20 ottobre. “Non è un’ossessione – aveva spiegato alla vigilia -. L’alpinismo è passione, divertimento. Se ci saranno le condizioni per portare a termine il progetto alpinistico, bene. Altrimenti si torna indietro senza patemi d’animo”. Aveva in mente una nuova linea sulla parete sud ovest del Cho Oyu, tra la via slovacca del 2006 e quella giapponese del 1994, lungo un tratto di roccia tra i 7 mila e i 7 mila e 500 metri di altitudine.
”Dopo la tragedia del Nanga Parbat, solo ora – aveva detto Nones – ho la mente sufficientemente sgombra per affrontare una nuova spedizione. E’ chiaro che certe esperienze ti rimangono impresse come un marchio, che la vita e’ fatta di momenti di gioia e di dolore, ma voglio guardare avanti”. Unterkircher cadde in un crepaccio. Stavolta a stroncare il sogno sembra sia stata una valanga.
Nel luglio 2008 Nones e il compagno Simon Kehrer riuscirono a cavarsela con una discesa dalla parete che assunse i contorni di un’odissea. La vicenda tenne con il fiato sospeso non solo gli appassionati di alpinismo italiani. Il corpo di Unterkircher non venne recuperato. I due compagni vennero salvati con gli elicotteri dopo un’odissea in alta quota. ”Hanno mostrato di essere eccellenti alpinisti” disse allora Reinhold Messner.
Stavolta la salma di Nones verrà restituita alla moglie e ai due piccoli figli di due e cinque anni. Sembra sia stata recuperata dai due compagni di scalata: il collega di Arma Giovanni Macaluso, 46 anni, di Bressanone, con cui Nones aveva gia’ condiviso due esperienze extraeuropee sul McKinley, in Alaska (1999) e sull’Aconcagua, in Argentina (2003) e Manuel Nocker, 30 anni, aspirante guida alpina di Selva, alla prima esperienza extraeuropea.
Il nome di Walter Nones oltre ad essere legato alla tragica spedizione 2008 con Karl Unterkircher aveva trovato spazio nelle cronache alpinistiche anche nel 2004, quando raggiunse la vetta del K2 proprio con Unterkircher.