Naufrago cannibale, parenti compagno morto: “L’ha mangiato”

Naufrago cannibale, si salva mangiando compagno di sventura

ROMA – Naufrago eroe o cannibale salvo dopo aver mangiato un altro uomo? Salvador Alvarenga, l’uomo che tra il 2012 e il 2014 sopravvisse miracolosamente alla deriva per 15 mesi nell’oceano Pacifico dopo il naufragio di un peschereccio, sta per essere portato in tribunale dalla famiglia di Ezequiel Cordoba, il suo compagno di sventure morto di stenti, secondo quanto sostiene Alvarenga, poco dopo il naufragio. La famiglia di Cordoba chiederà ad Alvarenga un risarcimento di 1 milione di dollari perché è sicura che il naufrago sia sopravvissuto per tutto quel tempo cibandosi del corpo di Ezequiel e non solo di pesci catturati in mare. Un vero e proprio atto di cannibalismo, quindi, che per i Cordoba avrebbe mantenuto vivo Alvarenga a scapito, però, dell’amico.

Il naufrago, all’inizio, è stato trattato come un eroe ma col clamore mediatico sono arrivati anche i guai. Lo scorso gennaio, il suo ex avvocato gli ha fatto causa per un milione di dollari dopo che il 36enne ha firmato un contratto per un libro e cambiato studio legale. Il volume, “438 Days: An Extraordinary True Story of Survival at Sea”, era stato pubblicato in America ad ottobre, scritto da un giornalista del Guardian Jonathan Franklin .

Nei giorni scorsi è infine emersa la notizia che la famiglia (poverissima) del giovane scomparso ha fatto causa a Alvarenga per 1 milione di dollari, accusandolo di aver mangiato il corpo del ragazzo. Insomma, in questa misteriosa vicenda degna di un film di Hollywood (e i produttori stanno seriamente pensando di farci un film) pare che ognuno voglia una fetta della torta. Nel frattempo, Alvarenga è tornato nel suo villaggio di San Francisco Menéndez, nel Dipartimento di Ahuachapán, in El Salvador. Vive in una casa in affitto coi genitori e la figlia.

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Alessandro Avico