KATHMANDU – La campagna internazionale ha vinto: il Nepal dice addio al più grande macello rituale del mondo. Stiamo parlando del “festival di Gadhimai”, come racconta Raimondo Bultrini su Repubblica. Una cerimonia praticata ogni cinque anni che prevede l’offerta alle divinità di bufali, maiali e capre uccisi per l’occasione. D’ora in avanti questi sacrifici verranno sostituiti da preghiere e doni simbolici.
La leggenda all’origine del “festival”, spiega Bultrini, racconta di
“un prigioniero incatenato alle caviglie che sognò una notte la dèa Gadhimai desiderosa di avere un tempio nelle vicinanze nel remoto villaggio nepalese di Bariyapur. Appena sveglio scoprì che i ceppi erano aperti e per quella grazia costruì un luogo di culto dove ogni anno offrì animali sgozzati con le sue mani. Presto fu imitato da folle sempre crescenti di credenti convinte di ottenere così salute e prosperità”.
All’ultima edizione del festival, nel novembre del 2014, sono arrivati a Bariyapur oltre due milioni e mezzo di pellegrini con più di 200mila bestie da sacrificare, per lo più attraverso decapitazione. Le immagini di quella strage di animali hanno fatto il giro del mondo, e l’indignazione che hanno suscitato ha avuto una tale eco da fermare questa pratica antica.
Ma il Gadhimai non è l’unico massacro rituale di animali. In Nepal, ricorda Bultrini, quasi ogni festività religiosa comporta un sacrificio cruento, come al Dakshinkali Temple alle porte della capitale Kathmandu, dove si offrono regolarmente alla dèa Kali i polli uccisi da macellai professionisti con la supervisione dei bramini.
Adesso si spera che anche le altre celebrazioni seguano l’esempio del Ghadamai e dicano addio ai sacrifici di animali.