Per mesi Andrew M. Cuomo ha continuato ad andare per la sua strada nonostante le voci su di lui si facessero sempre più insistenti. Nel suo entourage e al di fuori, tutti ritengono da tempo che tra i candidati democratici Cuomo sia quello che abbia le maggiori possibilità di conquistare il governatorato di New York.
I sondaggi già lo incoronano e la sua popolarità ha dimostrato di non essere un fuoco di paglia. La risaputa destrezza nel raccogliere fondi potrebbe trasformare la sua campagna in una vera e propria macchina da guerra. Queste premesse hanno eccitato gli elettori e i politici democratici che lo vedono oggi come un candidato più attrattivo dell’attuale governatore David Paterson.
Nonostante la situazione propizia e l’imminenza delle elezioni, Cuomo non ha ancora ufficializzato la sua candidatura. Il dado sembra comunque ormai tratto e si vocifera che fine marzo, inizio aprile siano considerati dal politico democratico e dal suo staff i mesi migliori per lanciarsi allo scoperto.
Mr. Cuomo è un politico navigato e il suo temporeggiamento dipende senza dubbio da una precisa strategia. Il democratico è il figlio di un precedente governatore di New York, Mario Cuomo. Andrew aveva solo vent’anni quando, nella campagna elettorale del padre, ha fatto i suoi primi passi nell’arena pubblica, guadagnandosi l’emblematico soprannome di «principe delle tenebre». Più tardi sono venuti gli incarichi sotto l’amministrazione Clinton e il ruolo di confidente di Al Gore.
In tre decenni di vita politica Cuomo, si è misurato a molteplici sfide ed ha soprattutto imparato la difficile arte del presentarsi. Di temperamento impulsivo e irruento, col tempo ha imparato a farsi più umile ed a temperare la sua aggressività , distinguendo il momento di lanciarsi all’attacco e quello di fare profilo basso.
Cuomo è oggi procuratore generale dello stato di New York, un incarico che ricopre dal 2006. In questa funzione delicata ed esposta, è riuscito a non eccedere nei personalismi, alla sorpresa di molti. Oggi, Cuomo « usa » questa sua posizione per nascondere le carte prima della candidatura ufficiale.
« E’ interesse di tutti i newyorchesi che il governi funzioni in questo periodo difficile. – ha detto in una dichiarazione – Annuncerò i miei piani al momento opportuno. Fino ad allora continuerò a concentrarmi sul mio lavoro di procuratore generale e sui delicati dossier che stiamo affrontando. »
Ma intanto in molti strattonano Cuomo per la giacca. In prima fila, chiaramente, c’è Rick. A Lazio il candidato repubblicano alla sfida newyorchese. Il politico ha cercato fino ad oggi senza successo di trascinare lo sfidante in pectore in un dibattito sui temi caldi della campagna, chiedendo l’avviso di Cuomo sul deficit, le tasse e la riforma sanitaria.
« Non può ignorarmi per sempre. Non può ignorare la gente di New York – ha detto Lazio in un’intervista – E’ molto furbo non mostrare le proprie carte per non infastidire nessuno ».
E anche nel campo democristiano cresce l’ansia e la paura di fronte alle avanzate elettorali repubblicane e di fronte ad una campagna democristiana a ritarda mento. Mario Cuomo, alias il principe delle tenebre, sostengono in tanti, non dovrebbe tardare molto a scendere in campo.