ROMA – Monta in Nigeria – primo produttore di greggio in Africa – il malcontento popolare dopo il taglio delle sovvenzioni governative per la benzina il cui prezzo e' schizzato alle stelle sia sul mercato legale che su quello nero. Durissimi scontri a Lagos dove, secondo i sindacati, c'e' stato anche un morto. I manifestanti hanno eretto barricato e sequestrato anche alcuni autobus; la polizia ha risposto con lanci di lacrimogeni.
In migliaia hanno invaso oggi le strade di Lagos, la capitale commerciale del Paese, per protestare – i piu' in maniera pacifica – contro i costi del carburante bruscamente raddoppiati dopo la decisione annunciata dalle autorita' il primo gennaio. Oltre 1000 persone si sono radunate nella principale area commerciale della citta' brandendo cartelli sui quali si leggeva: ''no al caro-benzina'' e ''vogliamo salari vivibili''.
La Bbc riferisce che i manifestanti lungo il percorso che li ha condotti agli uffici del governatore hanno rivolto insulti ai gestori delle pompe di benzina incitandoli a interrompere la vendita. Un giornalista della France Presse ha visto la polizia lanciare gas lacrimogeni su un gruppo di persone che appiccavano il fuoco a dei pneumatici. Secondo i sindacati, almeno uno dei manifestanti e' rimasto ucciso negli scontri con le forze dell'ordine. ''Non ce ne andremo dalle strade finché il prezzo del greggio non tornerà a 65 naira (0.66 euro) al litro'', ha detto Tunde, un manifestante con una tanica di benzina nelle mani.
Tra i dimostranti c'era anche Seun Kuti, artista-musicista figlio di Fela Kuti, compianto re dell'afro-beat e critico fervente della corruzione del regime nigeriano fino alla sua morte avvenuta nel 1997.
Nella capitale federale Abuja la polizia ha chiuso la principale arteria di accesso a Eagle Square, dove i manifestanti si sono dati appuntamento per oggi. A Kano, principale città nigeriana del nord, la polizia è intervenuta per impedire un sit-in in un campo sportivo ribattezzato 'piazza della liberta'". Nove persone sono finite in manette.
Uno, di loro, Audu Bulama, raggiunto al telefono prima che glielo confiscassero, ha detto che insieme agli altri otto organizzatori della manifestazione si trovano detenuti nel commissariato della città. "Ci eravamo appena riuniti in piazza, una quarantina di persone in tutto, quando una ventina di poliziotti armati sono arrivati a bordo di tre camionette e ci hanno disperso", ha raccontato Bulama.
Ai distributori, dove da ieri e' scattata la corsa all' accaparramento della benzina, il prezzo di un litro di greggio e' passato da 65 naira a 140 naira. Una cifra esorbitante in un Paese dove la maggioranza della popolazione vive come meno 1.5 euro al giorno. Non meno preoccupante la situazione sul mercato nero, fonte di approvvigionamento per una larga fetta di nigeriani, dove si e' passati da 100 a 200 naira per un litro di benzina. Con il taglio effettuato sulle sovvenzioni al greggio il governo nigeriano punta a risparmiare circa 8 miliardi di dollari sul budget federale. Che, almeno nelle promesse, intende usare per migliorare le infrastrutture del Paese.
Nonostante le rassicurazioni fornite dal presidente Goodluck Jonathan i sindacati hanno pero' ventilato lo spettro di uno sciopero generale.
Sono giorni bui per le autorita' federali gia' alle prese con l'emergenza seguita alle stragi nelle chiese nella notte di Natale rivendicate dalla setta terroristica islamica Boko Haram, che domenica scorsa ha intimato ai cristiani di abbandonare il nord entro tre giorni. Le forze dell'ordine sono in allerta.
Paradossalmente, pur essendo, insieme all'Angola il primo produttore africano di greggio, la Nigeria e' pero' costretta ad importare la benzina dall'estero perche' non dispone di un numero adeguato di raffinerie. Le sole quattro esistenti nel Paese coprono a malapena il 10% del fabbisogno nazionale.